Fuga dal sud, prima erano le “braccia” oggi i “cervelli”
Sempre più duosiciliani fuggono all’estero, solo negli ultimi 10 anni sono andati via dal sud italiano, quasi quanti lasciarono il nostro territorio subito dopo la II guerra mondiale, un fenomeno biblico terribilmente in aumento.
I nostri nuovi emigranti però non portano con loro la proverbiale valigia di cartone ma lauree, specializzazioni e master, dal costo altissimo per genitori, e enti addetti agli studi di questi allievi, come Regione, Provincia e Comune di provenienza dei suddetti , costi che non verranno mai più ammortizzati, perché del “prodotto finito” usufruiranno altre nazioni, che beneficiano di questo bene a costo zero.
Nell’ultimo decennio il fenomeno dell’emigrazione italiana, oramai conosciuta come a “nuova emigrazione” si è considerevolmente intensificata. Dal 2001 è inizio l’esodo di giovani e meno giovani da tutto il Paese, ampliandosi anno dopo anno fino a moltiplicarsi.
La grande recessione e la crisi economica sembrerebbero essere le cause scatenanti di questo “esodo del terzo millennio”, che coinvolge sopratutto la “fuga dei cervelli”. Ci si muove dai propri luoghi d’origine in tanti, con formazione ed educazione alte, tutti alla ricerca di soddisfare i bisogni primari ma anche per mettere in atto ciò per cui ci si è specializzati, quindi non solo la ricerca di opportunità lavorative gratificanti. Non solo la ricerca di una vita dignitosa e serena è alla base dell’emigrazione ma pure una soddisfazione personale .
Sono sempre meno coloro i quali si accontentano di lavori sottopagati e precari, di contratti a termine, di training e di praticantato spesso e volentieri non retribuiti. Giovani e meno giovani hanno voglia di realizzarsi, di essere gli artefici della propria storia personale, di poter progettare il proprio futuro, costruendolo ciascuno secondo le proprie capacità.
Si emigra con grande difficoltà, nelle nostre regioni del Sud , perché l’attaccamento al territorio è forte, perché è difficile allontanarsi da schemi e condizioni, dal sentimento familiare, dalle origini sempre più forti e dall’idea di ritrovarsi dinnanzi a situazioni stantie di vecchi pregiudizi che accompagnano da sempre l’immagine del “terrone”, praticamente si oppone resistenza al mutamento e alla metamorfosi mentale di cui inevitabilmente ci si dovrà confrontare per un vigoroso adeguamento. La maggior dei ragazzi duosiciliani parte sono stanchi di non veder rispettato il proprio valore, di dover accettare l’ingiusta realtà dei raccomandati e la richiesta di eccepibili compromessi. Certamente questa è una situazione che coinvolge l’intero Meridione e non soltanto la Calabria.
I nostri compatrioti si dirigono in molti altri posti all’estero, le destinazioni preferite sono, in ordine di scelta, il Regno Unito, la Germania, la Svizzera, la Francia e poi l’America e altre ancora.
L’Inghilterra risulta essere la meta favorita per la possibilità di migliorare la lingua inglese, per l’organizzazione e il rispetto delle regole, per la qualità dei servizi e lo stile di vita in generale, oltre che per le numerose opportunità lavorative. Ciononostante, non è sempre facile integrarsi specie dopo la Brexit, ma in genere i tanti sacrifici, sono rabboniti dalla cognizione di fare carriera grazie alle proprie qualità.
L’emigrazione è diventata purtroppo un destino a cui non ci può sottrarre. Questo granitico fenomeno fa molto riflettere. Sarebbe bene che l’Italia si riappropriasse della sua dignità, della sua bellezza e dei suoi tantissimi talenti, avendone cura nel tempo, motivo per cui sarebbe fondamentale focalizzare l’attenzione sui più urgenti obiettivi, al fine di restituire e garantire ai propri cittadini uno stile di vita umanamente dignitoso.
Le Due Sicilie, la nostra Patria è stata definita il Sorriso del Signore, dal nostro amato Giacinto dè Sivo, per i suoi splendidi scenari, per il suo clima dolce, la sua storia, la sue tradizioni e la sua cultura. “Trovo nel popolo napoletano la più geniale e vivace industria, non per diventare ricchi, ma per vivere senza occupazioni.” Scriveva Johann Wolfgang Goethe, oggi si corre il rischio oramai concreto di perdere anche questa peculiarità. .