Il prezzo dell’essere sessisti: “IO SONO MIA”
Il cuore che scoppia quando camminiamo sole, per strada, dopo le dieci. L’occhio di un passante che ci scruta, come se portassimo una qualche mercanzia da mostrare in giro, da dover porre su mercato. Una macchina piena di ragazzi ti taglia la strada schiamazzando. Un anziano in pullman ti fa un occhiolino. Un uomo fermo nel traffico ti indirizza gesti per cui, inevitabilmente, per quanto tu sia forte e adulta, ti scandalizzano e feriscono a dir poco. Quanto costa essere una donna? Quanto pesa doversi controllare in continuazione, per capire cosa ci sia nel nostro abbigliamento fuori posto? Quanto spesso bisogna chiedersi se è meglio prendere una strada rispetto a un’altra, o avvicinarsi a una famiglia in metropolitana, perché un tizio strano ti sta fissando? Questo polverone, così profondo, oscuro e costantemente presente, è stato finalmente sollevato nel Parlamento francese, dalla Sottosegretaria di Stato per le pari opportunità, Marlène Schiappa. La giovane scrittrice, politica, femminista, decide di proporre una legge che combatta oltre che le violenze sessuali, quelle SESSISTE: alla base di questa, vi sono tre “soluzioni” principali a problematiche base, che puntano a ribadire e a chiarire alcuni concetti in materia alle lotta per la violenze sulle donne: fra queste risoluzioni, vi è l’innovazione della multa per “oltraggio sessista”: ovvero l’imposizione a una persona di osservazioni o atteggiamenti di connotazione sessuale che abbiano carattere degradante, umiliante, intimidatorio, o che offendano e creino un’atmosfera ostile. Nonostante l’applicazione pratica alla legge stessa sia a dir poco difficoltosa, la sottosegretaria spiega che l’obbiettivo fondamentale, è in realtà quello di responsabilizzare, educare ed edificare i cittadini al rispetto: tant’è che la carenza fondamentale di tutta la faccenda, vi è proprio nel rispetto. Compiere tali gesti, che possono sembrare essere posti in chiave goliardica, hanno di “comico” ben poco: un uomo che fischia una donna, non le fa un complimento: la sta screditando. Chi compie deplorevoli gesti per farsi “notare” da una donna, non vuole farla semplicemente imbarazzare: sta ponendosi al di sopra della stessa. “Io, in quanto uomo, sono un essere superiore; come mostro la mia superiorità? Mettendo in imbarazzo te, donna, essere inferiore dato che con te ci faccio quello che voglio. Sei un giocattolo che muovo come meglio preferisco; sei argilla che modello come mi pare e piace, fra le MIE mani. Tutto questo perché, starete chiedendovi.
Perché sono superiore.”
“E voi, come torturereste una donna? Beh, ci sono due modi:
potete appenderla ad un gancio e spezzarle le ossa fino alle giunture; potete staccarle il corpo dalla mente, o la menta dal corpo; comunque sia, il risultato è lo stesso: la donna si blocca! Può pensare ma non agire, o agire ma non pensare. Per staccarle il corpo dalla mente, dovete umiliarla fisicamente, mettere in ridicolo il proprio corpo. Allora lei, si torturerà da sola. Per staccarle la mente dal corpo invece, dovete farle credere di essere pazza: la interrompete, la ignorate, la banalizzate, la umiliate. Ma se siete dei veri esperti di tortura… potete fare le due cose insieme!… è quello che ho avuto io. Ogni persona che si vergogna del proprio corpo è vittima di tortura. Ogni persona che mette in dubbio il suo giudizio, è vittima di tortura. Dunque, ditemi.. quante persone conoscete che non siano state fatte a pezzi?”.
Processo di Giovanna D’Arco, C. Cage