Febbre del Nilo, quattro morti in Italia. Il virus si diffonde

Con video – Ancora una vittima del virus West Nile in Veneto, lo riporta Il Messaggero. La quarta persona deceduta è una pensionata di San Giovanni Lupatoto, nel Veronese.La donna, di 85 anni, è morta a Ferragosto nell’ospedale di Borgo Roma, e soffriva già di una grave patologia. Era in ospedale per un controllo quando ha iniziato a lamentare sintomi come nausee e mal di testa: da qui i controlli e la diagnosi.In Veneto alla data di ieri i casi di contagio umano dal virus West Nile ufficialmente registrati erano 84, dei quali 59 lievi (con febbri) e 25 più gravi con encefalite.Il numero dei decessi è salito a 4. Questo il punto della situazione fatto dall’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto, rispetto alla diffusione del virus trasmesso dalla zanzara ‘culex’.. I sintomi sono elencati di seguito. Si ringrazia il sito farmaco e cura

Sintomi

Il periodo di incubazione per la febbre del Nilo occidentale varia dai 2 ai 15 giorni circa (generalmente tra due e sei giorni) e nelle forme più leggere dura indicativamente da 3 a 6 giorni. Circa l’80% dei contagi nell’uomo si manifesta senza alcun sintomo, quando presenti sono invece molto simili all’influenza: febbre moderata, malessere generalizzato, diminuzione dell’appetito, nausea, mal di testa, dolore oculare, mal di schiena, dolori muscolari, tosse, eruzioni cutanee, diarrea, linfonodi ingrossati, difficoltà a respirare. Forme più gravi della malattia, che richiedono trattamento specialistico, sono caratterizzate da una sintomatologia di maggiore intensità: Leggi anche:  l “West Nile” si sta diffondendo anche in Italia: è un pericoloso virus trasmesso dagli insetti febbre elevata, encefalite, meningite, mal di testa severo, debolezza e paralisi flaccida, sintomi gastrointestinali, disorientamento, tremori, convulsioni, coma, eruzioni cutanee su tronco, collo, braccia o gambe, atassia (progressiva perdita della coordinazione muscolare).   In linea generale la malattia ha decorso benigno tuttavia, in circa l’1% dei pazienti, può degenerare in meningite o encefalite, soprattutto nei soggetti anziani od immunocompromessi.

 

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