La fontana di via Forma a Cales è ritornata a sgorgare
Venuti a conoscenza che la fontana di via Forma nell’antica città di Cales ha ripreso a sgorgare acqua cristallina ci siamo recati, senza alcuna esitazione, sul posto per verificare l’autenticità della notizia. La fontana davvero sgorga acqua e questa, poi, scorre in un solco di terra lungo un terreno in leggero pendio. Da anni la fontana non sgorgava neanche una goccia d’acqua. Si deve gridare al miracolo, certamente no. Le ipotesi sono da ricercare o in qualche proprietario/tenutario di fondi agricoli nelle vicinanze che ha smesso di irrigare i campi oppure nelle piogge, incessanti e irregolari, degli ultimi tempi che hanno alimentato la sua sorgente. Da fonte amicale, che ha sentito qualificati esperti del settore, il ripristino dello sgorgare dell’acqua da parte della fontana sarebbe stato provocato dalle recenti abbondanti e forti piogge. Una cosa è certa: fa un certo effetto rivedere la fontana di via Forma, al centro dell’antica città di Cales, ritornare a sgorgare acqua (che è stata bevuta per secoli dai contadini mentre erano intenti ai lavori nei campi) in una zona dove attualmente, purtroppo, la vegetazione, sempre in modo più copiosa e irregolare, sta coprendo le restanti testimonianze della straordinaria città di Cales. I campi sono tutti coltivati e sotto le coltivazioni sono ancora nascosti (quelli che non sono stati depredati ancora dai tombaroli) oggetti preziosi e unici di vario genere. Via Forma costituiva lo snodo principale di Cales e da uno studio di Angelo Martino e Giuseppe D’Auria del 2015 in merito alla toponomastica leggiamo “Le indicazioni ci consentono di ipotizzare una plausibile toponomastica, ad iniziare dalla Porta Stellina che era situata in fondo all’attuale via Forma. Da via Forma partiva una via anonima che collegava Cales con l’ager Stellas, gli attuali comuni di Vitulazio e Bellona. Riguardo ai Cisari di Porta Stellatina, è plausibile, altresì, che le loro botteghe fossero situate lungo l’attuale via Forma e che tale via portasse in via dei Cisari”. A conclusione della visita, interessante e allo stesso tempo sconfortante, non si può non dire che si è fatta fatica, non poca, a districarsi tra le siepi, i cespugli e gli alberi caduti e lo stato di abbandono del sito non lascia fiduciosi circa un suo recupero, anche se parziale. Il tempo scorre sempre più veloce e l’incuria dell’uomo distrugge anche le sue radici. Un popolo senza rispetto per le sue radici è un popolo senza memoria ed è destinato a non aver futuro.
Che tristezza!