Conti pubblici, come stanno realmente le cose?
Roma. Con lo spread che supera quota 290 e manda in rosso Piazzaffari, con i tassi sui BTP in rialzo al 3,24% ed il Pil che stenta, il cammino per la prossima Legge di Bilancio si fa sempre più in salita. Le scadenze si avvicinano e, sui mercati internazionali, l’Italia è un’osservata speciale.
L’agenzia di rating “Fitch”, venerdì scorso ha aggiornato il suo giudizio sull’affidabilità del nostro Paese, confermando il livello “BBB”, attribuito al debito pubblico, appena due gradini sopra i “titoli spazzatura”. Ma la prospettiva (il cosiddetto «outlook») da stabile passa a negativa, a causa dell’indebitamento molto elevato (tra l’altro il deficit 2018 viene indicato all’1,8% anziché all’1,6) e dello scarto (una vera contraddizione) tra l’impegno a ridurlo e gli elevati costi del Contratto di Governo. Senza contare che dagli USA non capiscono come si possa comporre lo scontro in atto tra le due anime della maggioranza; il che potrebbe portare anche ad un voto anticipato.
Palazzo Chigi incassa e fa sapere che “la valutazione è ampiamente giustificata alla luce delle attuali condizioni della nostra economica, ma non appena saranno varati il Def (Documento di Economia e Finanza) e la Legge di Bilancio ci saranno valutazioni integralmente positive, senza alcuna riserva”.
I timori di Fitch Ratings riguardano, soprattutto, il pericolo che il Governo Italiano possa prendere decisioni fiscali irresponsabili, un fatto che aumenterebbe l’esposizione del debito pubblico a potenziali shock. Preoccupano, in particolare, l’ipotesi di violare il limite del 3% per il deficit rispetto al Pil, ma anche le divergenze tra M5S e Lega sulle priorità fondamentali di spesa e la “natura non ancora collaudata della nuova maggioranza”.
Anche lo “scetticismo nei confronti della UE e dell’euro rappresentano un ulteriore rischio”. Fitch, però, aggiunge di ritenere “bassa la probabilità che il Governo avanzi politiche che minaccino un’uscita dall’Europa o la creazione di una moneta parallela”.
Non tutti però sono pessimisti. Ad esempio, BlueBay Asset Management, il fondo che gestisce 61 miliardi di investimenti, ha rafforzato le sue posizioni sui bond emessi da Roma. Mark Dowding, uno dei manager, ha spiegato la decisione con il fatto che secondo loro “sull’Italia c’è una negatività esagerata”, che peraltro sarebbe già stata scontata negli spread. Le posizioni dei mercati vanno, poi, messe a confronto con quelle dell’amministrazione.
Dopo il suo incontro col Premier Conte, alla Casa Bianca, il Presidente Trump aveva detto che “l’Italia è un grande posto dove andare a investire”. Ciò è stato frutto del lavoro dei diplomatici, ma anche della volontà di Washington di aiutare un alleato considerato una sponda sovranista fondamentale, nelle dispute e con l’Europa a trazione franco-tedesca. Naturalmente l’amministrazione ha il potere di sostenere gli investimenti nel nostro paese, ma i mercati poi si regolano liberamente, in base ai loro interessi e alle loro preoccupazioni, che in questo momento sembrano prevalere tra gli analisti.
Il Ministro dell’Economia e delle Finanze, indicando un deficit 2019 all’1,5% contro lo 0,8% concordato, punta ad ottenere 10 miliardi di euro di margine in più. I due “alleati di Governo” invece spingono per andare oltre. Giorgetti non ha escluso di poter arrivare al 3%. Coi fondi che vuol mettere sul piatto, infatti, non si riesce nemmeno a cancellare per intero l’aumento dell’Iva, che di miliardi ne vale 12,4. Mentre per costruire una manovra parzialmente dignitosa servirebbero 20/25 miliardi, calcolandone tra l’altro 4 di spese indifferibili, 4/5 di maggior spesa per interessi ed altre 3/4 di minor gettito, a causa della ridotta crescita del Pil che, secondo l’Istat, arriverà a malapena all’1,2% quest’anno e all’1% nel 2019.
Inutile ricordare che le grandi riforme del Governo (reddito di cittadinanza, flat tax e riforma pensioni), nonostante qualche ritocco in corsa, richiedono ben altro. Per questo, 5 Stelle e Lega continuano a incalzare Tria e ad alzare i toni con la UE. “Saremo costruttivi nelle discussioni sul bilancio, nonostante il tono, in alcuni casi, scortese verso di noi”, ha fatto sapere il commissario Moscovici. “Ma un disavanzo superiore al 3% provocherebbe difficoltà, che non voglio neppure immaginare”. Insomma c’è aria di scontro.
Ma, come ha spiegato un funzionario europeo, “se fossi un italiano mi preoccuperei più dei mercati che della UE”.