Fragile e bellissimo: il patrimonio culturale italiano continua a “crollare”
Il mito del patrimonio storico e culturale del Bel Paese, che nell’ultimo anno ha registrato un ulteriore aumento dell’affluenza turistica, continua ad avere grande risonanza mediatica nazionale ed internazionale non solo per la bellezza e la vastità che lo caratterizzano ma, sfortunatamente, anche per le tante criticità e fragilità che ne deturpano continuamente il “volto”. Proprio qualche giorno fa, a Roma, la famosa Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami, un altro grande gioiello della tradizione architettonica e religiosa italiana, è stata vittima di un gravissimo crollo che solo per miracolo non ha causato una strage tra i cittadini. La cinquecentesca chiesa, infatti, poco distante dal Campidoglio e dalla frequentatissima Via dei Fori Imperiali, ospita solitamente cerimonie nunziali con centinaia di invitati che mai avrebbero potuto sopravvivere al crollo del tetto di un gioiello architettonico costruito grazie all’antica Congregazione dei Falegnami di Roma. Caratterizzata da una stupenda navata che custodisce opere di artisti del calibro di Carlo Maratta e Angelo Maccaroni, la chiesa avrebbe dovuto ospitare due matrimoni proprio in questi giorni, mostrando quanto la fragilità dei nostri beni culturali spesso metta a rischio non solo l’eredità storica del Paese ma, addirittura, la sicurezza di turisti e cittadini. Non a caso a Firenze, lo scorso 19 settembre 2017, un escursionista spagnolo di 52 anni è stato colpito a morte da un elemento decorativo staccatosi dalla facciata della Basilica di Santa Croce, mentre solo per un caso il crollo degli intonaci della Sala delle Dame alla Reggia di Caserta, appena tre mesi dopo, non ha causato lesioni ai custodi o ai numerosissimi turisti che giornalmente affollano gli appartamenti di un monumento da circa 850.000 visite l’anno. Non dimentichiamo, poi, i più o meno costanti crolli a Pompei, area archeologica patrimonio dell’Unesco che, per questo, è stata più volte attenzionata e oggetto di pesanti “ramanzine internazionali” al nostro Paese. Ma non possiamo tralasciare tanti episodi ugualmente preoccupanti come il crollo, lo scorso 8 aprile, di una vasta porzione della cinta muraria di San Gimignano, 8 metri di storia medievale persi fortunatamente senza danni alle persone. Ma a gennaio, salendo un po’ più su lungo lo stivale, a Bologna, il parroco della Chiesa della Santissima Trinità, che fortunatamente si era allontanato per celebrare messa in altra struttura locale, al suo ritorno si è ritrovato con buona parte del tetto crollato. I vigili del fuoco hanno dichiarato inagibile non solo la bella chiesa, sorta grazie all’Ordine delle Gesuate nel XV secolo, ma perfino una casa adiacente necessariamente abbandonata dai proprietari in attesa delle verifiche tecniche. Gli episodi sono numerosi e si potrebbe perfino stilare un lungo elenco con diverse eccezioni nelle quali, purtroppo, civili e religiosi hanno subito ferite o danni irreparabili. Una situazione che riporta nuovamente in auge la famosa domanda: quanto è fragile il patrimonio culturale italiano? Beh, a questa domanda retorica si deve sempre rispondere “tanto”, ma il vero problema non è rappresentato solo dalla carenza di fondi, dalla scarsa manutenzione, dagli abusi territoriali che mettono a rischio tanti edifici, anche quelli monumentali, ma anche dal menefreghismo di tanti cittadini che contribuiscono alla deturpazione dei nostri gioielli per poi diventare leoni da tastiera grazie ai social appena scappa “il morto”. Forse è il caso di iniziare a darsi da fare perché tanti cittadini, attraverso associazioni e comitati, con perseveranza e sacrificio, hanno strappato a fine certa numerosi straordinari monumenti nazionali o rimesso in piedi la normale convivenza civile nei centri cittadini. Qualche esempio? Agenda 21 e tutti i comitati che hanno permesso davvero il recupero della Reggia di Carditello, piccola perla borbonica abbandonata per anni a pochi chilometri dal più famoso monumento affidato al dott.Felicori, curata inizialmente solo dalle amorevoli mani del compianto Tommaso Cestrone. Possiamo ricordare, però, anche Ciò che vedo in città – S.Maria C.V., associazione attivissima che da tempo pressa le amministrazioni municipali per migliorare vivibilità e sicurezza nell’importante città del foro. Non solo parole e lamentele da social, ma impegno in prima persona, unendosi ad altri cittadini, per accendere riflettori sulle criticità territoriali e monumentali e permettere, quindi, l’uso più oculato dei fondi statali, regionali e locali. La vera risposta, alla fine è semplice: il patrimonio culturale italiano è fragile solo quando i cittadini se ne dimenticano.
L’Italia intera è un monumento culturale unico e straordinario. Non dimentichiamolo mai, nonostante le speculazioni di alcune “guide” turistiche su carta stampata!