Poliziotto uccise due rapinatori. La Procura: “Va prosciolto”
Era giugno 2017 quando ha visto due rapinatore accanirsi contro la loro vittima il poliziotto ha agito. Ha intimato l’alt della polizia, si è identificato e quando i due rapinatori gli hanno puntato contro l’arma ha fatto fuoco, uccidendone uno e ferendo gravemente l’altro che morì dopo pochi giorni.
L’agente di polizia che centrò con tre proiettili Simone Brunetti, 21 anni, e Emanuele Taormina, 22, ha solo “commesso un errore inevitabile”
Fino ad oggi, come immaginato, il poliziotto intervenuto nella rapina era indagato, forte però della testimonianza di un cittadino: “Era sotto tiro, ha sparato per difendersi e per aiutare la vittima”.
«La notizia di reato è infondata», hanno concluso, e quindi l’accusa di duplice omicidio colposo va fatta cadere, secondo i magistrati. E il perchè lo racconta Il Messaggero: “L’agente era legittimato ad intervenire, le armi dei rapinatori apparivano in tutto e per tutto vere e l’uso dell’arma pur nei confronti di soggetti in fuga era legittima trattandosi di una fuga pericolosa per l’incolumità dei terzi e dello stesso indagato”.
“Ciò significa – è stata la conclusione – che l’agente ha fatto uso della pistola in dotazione in quanto aveva percepito il fondato e imminente pericolo di essere in quel momento bersaglio dei due rapinatori.
Di conseguenza la scelta di non sparare in aria e di mirare al busto delle persone offese è sicuramente non sproporzionata”.
Secondo la perizia balistica l’agente, al momento dei fatti in forza al commissariato Spinaceto, con soli tre colpi era riuscito a centrare due volte entrambi i rapinatori.
Il primo colpo, infatti, ha trapassato la schiena di Brunetti (distante appena 6 metri) per penetrare poi l’altro fuggiasco, Taormina, a una coscia.
Il secondo proiettile, sparato un attimo dopo, ha colpito di nuovo l’emitorace destro di Brunetti, che morirà poi in ospedale dopo un mese e mezzo.