San Giorgio a Cremano scaccia i Savoia

Capitò nel 2013 che a Castel San Giorgio in provincia di Salerno, la allora sezione CDS richiese e ottenne l’intitolazione di una piazza al più sventurato dei principi borbonici, SAR Francesco II ultimo re delle Due Sicilie, uomo superiore e pio, che pagò con l’esilio la sua nobile cavalleria; poco tempo dopo in provincia di Caserta precisamente nel Comune di Ciorlano, si ripeté il miracolo e anche in quel luogo, fu intitolata una piazza a Francesco II; a Scafati un coraggioso preside si prende l’onere e la briga di dedicare il plesso scolastico a Ferdinando II di Borbone, il sindaco di Cerreto Sannita addirittura ridà voce e onore a un suo concittadino Cosimo Giordano capo della resistenza legittimista borbonica, bollato poi dagli italiani come brigante,; così man mano in molti siti del sud italico, strade, vie, larghi e spiazzi hanno e continuano a avere nomi dedicati alla casata Borbone, ma ciò che invece è accaduto a San Giorgio a Cremano è qualcosa di nuovo, una sorta di svolta a mio sommesso avviso. Il cambio di denominazione dell’attuale piazza sede del municipio. La giunta presieduta dal sindaco Giorgio Zinno, su proposta dell’assessore alla Toponomastica, Pietro De Martino, ha approvato un atto a dir poco rivoluzionario, l’attuale piazza Vittorio Emanuele II cambia nome in piazza Carlo di Borbone. Una decisione con cui la comunità intende conferire riconoscimento a un monarca illuminato per le innumerevoli opere realizzate, nel regno delle Due Sicilie e in particolare a Napoli e nell’area vesuviana. Tra le opere compiute durante il suo regno e di cui ancora oggi è possibile ammirare la grandezza vi è tutta l’area del Miglio D’Oro in cui rientra anche San Giorgio a Cremano, con le sue numerose ville, sviluppatasi a partire dalla residenza storica del re presso Portici (Reggia di Portici), iniziata nel 1738. Testimonianze nell’area Vesuviana, in cui ricade anche la città di San Giorgio a Cremano, sede di dimore prestigiose, si devono anche alla presenza di Bernardo Tanucci, primo ministro, consigliere di Carlo di Borbone e autore di numerose riforme del periodo. A Napoli invece, il re fece costruire il Teatro San Carlo, che infatti fu a lui intitolato e inaugurato nel giorno del suo onomastico. E ancora, Palazzo Fuga, meglio conosciuto come Albergo dei Poveri che fu poi realizzato anche a Palermo, la Reggia di Capodimonte e quella di Caserta con il grandioso Parco Vanvitelliano. Inoltre re Carlo di Borbone rivalutò e valorizzò con ulteriori e approfonditi interventi, rispetto ai primi già visibili, gli Scavi di Pompei ed quelli di Ercolano, intuendo che si trattasse di un patrimonio inestimabile di storia e cultura. Amante dell’arte, Carlo di Borbone fece costruire nella Reggia di Portici quello che rappresenta attualmente il primo nucleo del Museo Nazionale Archeologico di Napoli. Alcuni pezzi pregiati ancora sopravvivono nella Reggia di Portici, mentre altri sono stati trasferiti nella struttura partenopea. Carlo di Borbone fu anche un sovrano liberale, tanto che si oppose alla istituzione a Napoli del tribunale dell’Inquisizione, schierandosi in prima linea per questa battaglia, poi vinta. Per questi e per tanti altri motivi, la città di San Giorgio a Cremano ha portato avanti un percorso di riconoscimento, iniziato con un convegno pubblico su Carlo di Borbone, dove fu anticipata questa intenzione grazie al lavoro sulla toponomastica ad opera di studenti e docenti della scuola Massaia, ricevendo il consenso unanime da parte dei partecipanti. Ora la proposta della nuova denominazione della principale piazza cittadina, realizzata anche grazie al contributo della Commissione Toponomastica locale, sarà inviata in Prefettura di Napoli e sottoposta alla Commissione di Storia Patria. «La personalità e le opere di Carlo di Borbone al Sud, meritano un riconoscimento che va oltre i libri di storia – spiega il sindaco Giorgio Zinno. – Questa titolazione rappresenta il recupero e il rispetto di un sovrano che si autodefinì napoletano. Con l’attribuzione dell’attuale piazza a re Carlo trasmetteremo anche una parte di storia alle nuove generazioni, lasciando così un’impronta indelebile sulla nostra identità». D’accordo Pietro De Martino: «Dopo il riconoscimento ai Martiri di Pietrarsa, con la titolazione di una strada grazie alla quale abbiamo dato il giusto riconoscimento alle vittime di una tragedia volutamente dimenticata, avvenuta nell’ambito della repressione sabauda, oggi continuiamo nel percorso di recupero di una parte della nostra storia. Un patrimonio che abbiamo il dovere di trasmettere anche per recuperare fatti che riguardano il nostro territorio, non riportati in nessun libro di storia. Un atto che rende giustizia anche alle nostre origini e alla grandiosità del regno delle Due Sicilie».
San Giorgio a Cremano quindi cambia il modus operandi finora attuato, non più una nuova piazza, una nuova strada, ma il cambio toponomastico, con il chiaro intento di riscrivere la Storia, quella identitaria, che ci riguarda da vicino. Amici sindaci, carissimi amministratori politici, prendete esempio e come diceva quel Papa: Damose da ffa, muvimmece!!!

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