Vesperbild, con Michelangelo alle origini della Pietà
Nel 1497 le strade di Carrara furono assalite da quello che potremmo definire uno dei maggiori artisti del Rinascimento italiano: Michelangelo Buonarroti.
Giovanissimo e inconsapevole autore di una delle burle più famose della storia dell’arte, ricevette dal cardinale francese Jean Bilhères de Lagraulas, l’incarico di realizzare una Vergine con in braccio suo figlio Gesù Cristo, grande quanto un “homo giusto”, da collocarsi nella cappella di Santa Petronilla in vista del giubileo del 1500.
Vennero impiegati ben nove mesi per la scelta ed il trasporto del marmo, un materiale verso il quale Michelangelo era alquanto fiscale.
L’opera ritrae la Vergine Maria con in braccio il corpo esanime del figlio, dall’impostazione riconducibile a quella che fu la Vesperbild (“immagine del vespro” o dal tedesco “Pietà”), un genere scultoreo devozionale, diffusosi nel corso del Trecento prevalentemente nel Nord Europa, ritraente la Madonna nell’atto di sorreggere il corpo straziato del figlio, che a differenza della Pietà vaticana appare rigido e poco armonizzato, questo anche perché le testimonianze suggeriscono che uno dei primi materiali con cui si realizzò la Vesperbild fu il legno.
A condurci, tuttavia, lungo il cammino della pietas è la Rassegna “Vesperbild. Alle origini della pietà di Michelangelo”, in programma al Castello Sforzesco di Milano a partire dal 13 ottobre fino al 13 gennaio 2019.
Importante è l’esposizione di opere provenienti dal Louvre di Parigi, dal British Museum di Londra e dalla Liebieghaus di Francoforte che, insieme all’immancabile humanitas, costituiscono il fulcro della produzione artistica di Michelangelo.
Come riportato dal filologo Alfonso Traina, pietas è “riconoscere e rispettare l’uomo in ogni uomo”, uomo geniale e irrequieto Michelangelo ha commesso forse un solo peccato: non aver saputo discernere la pietas da se stesso.