Le “balle” di Bolsorano
Brasilia. “Bolsonaro dice balle”. Cesare Battisti, ex terrorista, ostenta sicurezza e spavalderia, liquidando, così, la promessa del Presidente del Brasile, appena eletto, di rispedirlo in Italia a scontare la sua pena, cioè l’ergastolo per quattro omicidi.
“Bolsonaro può dire quello che vuole – asserisce Battisti – io sono protetto dalla Corte Suprema. Lui non può fare niente, c’è una giustizia e io per la giustizia sono protetto”. E’ talmente certo di ciò, da smentire categoricamente le voci di una sua possibile fuga, nate dal fatto che subito dopo l’elezione del nuovo presidente il suo appartamento risultava deserto. “Sto tornando a casa ed è tutto tranquillo”, ha spiegato in un’intervista, precisando che, ogni mese, è solito recarsi cinque giorni a San Paolo, per motivi di salute.
Tutto nella norma, quindi, nessun pericolo. Eppure questa volta, a San Paolo, il Battisti, oltre ai controlli medici, ha incontrato i suoi legali, per fare il punto della situazione, come ha fatto dichiarato Igor Tamasauskas, uno dei luoi avvocati.
Accanto all’intricata vicenda giudiziaria c’è, senza dubbio, una forte influenza politica. In Brasile, come in Italia. Bolsonaro e Salvini si sono scambiati diversi tweet di complimenti e ringraziamenti nell’ultimo mese e ogni volta hanno citato la vicenda Battisti.
Il figlio di Bolsonaro è arrivato addirittura a promettere, il giorno dopo l’elezione del padre, che “il regalo è in arrivo!”, confermando l’intenzione del neopresidente, noto per la sua reputazione, da ex Tenente dal pugno di ferro, di chiudere in modo netto la stagione della sinistra al potere. E perchè non cominciare proprio con il cancellare quella fitta rete di protezionismo, instaurata dal suo predecessore, Inacio Lula da Silva, agli ex terroristi?
Ma su un punto Battisti ha ragione: la determinazione di Bolsonaro potrebbe non bastare. Al momento Battisti ha, dalla sua, una concessione di asilo politico, firmata da Lula il 31 dicembre 2010, come ultimo atto del suo mandato. Da quel momento è iniziato un tira e molla per stabilire a chi spetti l’ultima parola, tra la politica e la magistratura brasiliana. Lo scorso marzo, la Procuratrice Generale, Raquel Dodge, aveva preso una decisione, assegnando al Capo dello Stato la facoltà di decidere. Ma il Presidente appena decaduto, il centrista Michel Temer, pur dichiarandosi favorevole all’estradizione, si è rivolto alla più alta corte, il Supremo Tribunale Federale, perché stabilisca se un Capo dello Stato ha la facoltà di modificare una decisione presa da un suo predecessore.
Da allora sono passati otto mesi e Battisti nel frattempo resta a piede libero. Convinto che il Presidente Bolsonaro, per quanto determinato, rispetterà i tempi e l’indipendenza della magistratura, ha dichiarato: “Non credo che abbia interesse a creare discordia tra il potere giudiziario e l’esecutivo. Le sue sono solo parole”. “Cesare Battisti è un infame e un vigliacco, quindi proverà a scappare, peraltro coperto da una serie di personalità dell’intellighenzia. Dicono sia un grande personaggio, ma è uno che continua a fuggire per non saldare il suo debito con la giustizia italiana. E a me fa schifo anche per questo”, ha commentato il Presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.