Gianfranco e Massimiliano Gallo a Santa Maria Capua Vetere
Giovedì 15 novembre, alle ore 18.00, Gianfranco Gallo e Massimiliano Gallo saranno ospiti alla Libreria Spartaco (in via Martucci 18, Santa Maria Capua Vetere) per un incontro con il pubblico condotto dalla giornalista Tiziana Di Monaco.
La trama di Comicissimi Fratelli ruota intorno alle vicende di due fratelli attori in un piccolo teatro partenopeo degli inizi del ‘900, uno dei quali abbandona l’altro per “scritturarsi” nella compagnia di Eduardo Scarpetta, tradendo dunque , il Teatro di Tradizione in un suo momento di calo.
Ma tutto inizia con Gianfranco e Massimiliano che interpretano se stessi , moderne proiezioni di quei fratelli d’Arte che non cambiano nei secoli con le loro frizioni, i loro alterchi, le loro gelosie.
Le storie dei due fratelli Gallo che s’intrecciano con quelle dei due fratelli attori dei primi del’900, sono il Trait d’Union di due ore esilaranti senza respiro. I Gallo devono recitare una farsa ispirata alla Francesca da Rimini di Petito.
Gianfranco ha deciso di lasciare il giorno dopo la compagnia di famiglia, il suo futuro lo vede in Tv, sul Web, nei salotti più Pop e discutibili, da lì dice , sarà forse possibile arrivare alle platee che contano, alla massa, ai giovani che rifuggono il Teatro, la tradizione, che non sanno che quel che accade su PC e cellulari.
Massimiliano invece è convinto della bontà della loro azione artistica. Si può pensare di veicolare una farsa di un Teatro passato senza sedere nel salotto di Barbara D’Urso? Cosa direbbe Petito oggi? Si accomoderebbe anche lui?
Per la scenografia, oltre che del bravo Ciro Inglese e, per la costruzione, di Massimo Malavolta, l’allestimento si avvale di un nome importante dell’arte contemporanea internazionale e della Pop Art universale, Roxy in the Box, che con le sue opere, tra pittura, video, installazioni, performances si sposa perfettamente con la ricerca a contrasto di un punto comune tra l’Arte e la Massa. Sue opere originali saranno l’elemento pregnante della scenografia.
Un muro circolare, su di esso, come in una normalissima piazzetta del centro storico di Napoli, personaggi famosi e improbabili in quello spazio popolare messi lì da Roxy In The box. Al centro una pedana come una zattera, sulla quale “resiste” un Teatro antico, semplice come una festa di piazza, lo scheletro di un arco scenico, le lampadine fulminate. Si naviga a vista!
Il repertorio napoletano comico, la tradizione, le famiglie d’arte, il vasto bagaglio spesso ingombrante di un Teatro che parte dalle atellane e che prosegue per linea diretta fino ai Giuffrè, giungendo, perché no, a me e mio fratello, è il mondo che esploro da sempre e che rinnovo, fedele alla lezione dei grandi del passato nella mia totale infedeltà al testo, che riscrivo completamente, usando trama e approccio come trampolino.
Il Teatro napoletano anni fa si divise in due, accanto a quello dirompente dei Petito, discendenti dei comici dell’Arte, attori “fisici”, inventori di battute sempre nuove, jazzisti del canovaccio, si sviluppò, grazie a Scarpetta ma soprattutto ai De Filippo, un Teatro borghese, dove il testo non fu più partenza ma partenza e arrivo, in cui la potente drammaturgia incanalava attori e regista fino ad un approdo certo e sicuro.
Roberto De Simone critica Eduardo proprio per questo, lo accusa di aver interrotto la linea principale del nostro vero Teatro, che egli evidentemente identifica in quello di cui i Petito furono espressione. Io credo che entrambi i modelli siano da rispettare e che oggi possano convivere nel panorama di un Teatro di produzione che valichi i limiti del Tempo in maniera diversa.
La differenza è che se metto in scena De Filippo sento di rappresentare un’Opera universale nella quale però è importante e necessario il riferimento storico, se invece metto in scena e riscrivo una farsa di Petito, mi sento al riparo da qualsiasi attacco portato dal naturale cambiamento della società.
I testi di Antonio e dei suoi fratelli, non sono moderni né da modernizzare, sono , per un teatrante, tappeti volanti che non conoscono che un solo spazio, quello da esplorare ancora.
“Comicissimi Fratelli…il pubblico ha sempre ragione” vuole essere il manifesto del questo pensiero e un nostro cavallo di battaglia da me riscritto e messo in scena con Massimiliano in questi 37 anni di carriera.