Non è normale che sia normale
Donne uccise da uomini, perché sono donne. Questo è il femminicidio, la paura della libertà di una donna e del suo corpo che da un momento all’altro potrà non essere più suo. La concezione di donna-oggetto che, a dispetto del fanatismo religioso islamico, è presente anche nel mondo occidentale.
In Italia avvengono circa 150 femminicidi all’anno: 157 donne uccise nel 2012, 179 nel 2013, 152 nel 2014, 141 nel 2015, 145 nel 2016, 121 nel 2017, 106 dal 2018 ad oggi, con la media di una donna uccisa ogni 72 ore.
“In quel momento i suoi occhi erano senz’anima, non erano più gli stessi della persona che diceva di amarmi. Mi chiedevo solo quando sarebbe finito tutto questo, cercavo solo di fermarlo”.
Così la cantante Rihanna ha reso note al mondo le violenze subite dall’allora compagno Chris Brown e come lei tante altre donne dello spettacolo hanno contribuito alla sensibilizzazione contro tali abusi.
“Non è normale che sia normale”, questo il nome della campagna indetta per la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne che ha coinvolto domenica 25 novembre migliaia di persone in tutte le piazze d’Italia.
La presenza di decine di donne e uomini del mondo dello spettacolo, della cultura, della moda, dello sport, dell’università, dell’informazione e della politica sui canali social ha fatto sì che la campagna contro la violenza sulle donne #nonènormalechesianormale, lanciata sul web dalla Camera dei deputati, raggiungesse in poche ore milioni di cittadine e cittadini”
In molti hanno aderito, tingendosi il volto con un segno rosso, migliaia nel mondo, numeri preoccupanti, che hanno spinto il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, a pubblicare un post su Facebook, in cui ha annunciato: “Al prossimo Consiglio dei Ministri, abbiamo all’ordine del giorno l’approvazione del disegno di legge sul “Codice rosso” che abbiamo già presentato con il Ministro Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker, fondatrici della Onlus “Doppia Difesa” ispiratrice del provvedimento”.
Un grido di rivolta e speranza, un messaggio che unisce uomini e donne perché come ricorda la scultrice ucraina Luoise Nevelson “quanto più libere saranno le donne, tanto più lo saranno gli uomini. Perché chi rende schiavo è a sua volta schiavo”.