Il piatto del dopoguerra
C’è un piatto nella tradizione gastronomica napoletana, e di cui forse non tutti ne conoscono l’esistenza, che rassomiglia, per gli ingredienti utilizzati nella sua preparazione, ad un piatto caratteristico del Lazio, e più in particolare di Roma, ossia la carbonara. Gli spaghetti “alla puveriello”, di cui tratteremo oggi, differiscono da quello che è a tutti gli effetti un must della cucina romana per la presenza dell’uovo fritto. È un piatto che stupisce per la povertà dei suoi ingredienti e la semplicità della sua preparazione: uova ad occhio di bue cotte nella sugna sciolta e in seguito adagiate sugli spaghetti amalgamati con altre uova precedentemente sbattute, sale, pepe e parmigiano a piacimento. Insomma, un piatto sostanzioso particolarmente adatto a quei periodi, specie del dopoguerra, in cui la gente più sfortunata soffriva maggiormente la fame e durante i quali reperire ingredienti poveri era più semplice. Dunque, un piatto nato, secondo la leggenda, in uno dei periodi più difficili per Napoli e l’Italia intera, ma entrato a pieno diritto nella tradizione gastronomica campana. Oggi, però, con la tendenza alla preparazione di ricette più elaborate piatti come questi sono stati un po’ dimenticati. Perché, quindi, non provare questa ricetta in una di quelle giornate in cui per mancanza di tempo fatichiamo a metterci ai fornelli?