La tomba di Pitloo: il padre della Scuola di Posillipo che rese grande Napoli

La tomba di Pitloo, il celebre pittore olandese e padre della Scuola di Posillipo è stata restaurata: il monumento funebre di cui si erano perse le tracce, ritorna dopo 38 anni.
La tomba di Pitloo torna nuovamente a riposare in pace e si riappropria della sua dignità. Dopo 38 anni dalla sua sparizione quasi misteriosa, il monumento funebre del celebre artista olandese che a Napoli fondò la Scuola di Posillipo, è stato ritrovato e restaurato da un medico avellinese, restituendo un pezzo di storia dell’arte alla città e contribuendo al giusto decoro dell’artista dimenticato.
Anton Sminck Van Pitloo, con la doppia ‘o’ che aggiunse a Napoli per sottolineare la sua origine olandese, amò profondamente la nostra città, ricca di stimoli e di creatività per la sua arte, tanto da trasferirsi definitivamente e dove incontrò i favori di noti artisti e committenti che gli tributarono meriti e onori, chiamandolo affettuosamente signor “Pitiloo”. Eppure c’è chi negli anni l’ha dimenticato, gettando le sue spoglie in una tomba priva di significato.
La notizia del recupero del “sepolcro scomparso” risale al 10 febbraio di quest’anno, resa pubblica presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, in Palazzo Serra di Cassano, dove il medico e prof. Giuseppe Guerriero ha spiegato con dovizia di dettagli, il lavoro di restauro e ricollocamento del monumento funerario. Si deve a lui e alla sua passione per l’arte se Pitloo ora riposa in pace e nella sua amata Napoli.
Come si può far sparire una tomba e così illustre?
Dopo la morte di Pitloo avvenuta il 22 giugno del 1837 per epidemia di colera, le sue spoglie furono sepolte nel vecchio cimitero acattolico di Santa Maria della Fede, in vico Biagio Miraglia 20, noto per le tombe di illustri personaggi; sei anni dopo nel 1843, un comitato di artisti olandesi e napoletani eressero a proprie spese il monumento marmoreo commemorativo di notevole pregio artistico, alto più di due metri e recante un bassorilievo con volto di Pitloo.
Il sepolcro rimase qui fino agli inizi del 1980 finché l’allora soprintendente alle Belle Arti di Napoli Raffaello Causa, fece spostare il monumento funebre costituito dalle lastre in marmo e il bassorilievo presso il Museo di San Martino, per salvarli dall’incuria e dal degrado in cui versava il cimitero degli inglesi.
La leggenda vuole che secondo le disposizioni del soprintendente, il bassorilievo raffigurante il volto di Pitloo fu esposto in bella vista sulla terrazza del museo, con lo sguardo terso rivolto al panorama; la stessa veduta spettacolare che aveva dipinto più volte in “en plein air” immortalando il paesaggio napoletano nei suoi sublimi dipinti e acquarelli.
Sia le lastre in marmo che il bassorilievo, furono in seguito accantonati nei depositi di San Martino, smontati e inventariati, e se ne persero le tracce per ben 38 anni.

La tomba di Pitloo: il padre della Scuola di Posillipo che rese grande Napoli

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