Tetano, una malattia che uccide ancora
Il tetano è una grave malattia infettiva causata da un batterio (Clostridium tetani). Questo batterio produce una tossina (tetanospasmina) che attacca il sistema nervoso. I sintomi sono terribili e, in alcuni casi, possono causare la morte. I sintomi più comuni sono: crampi alla mascella o incapacità di aprire la bocca, spasmi muscolari improvvisi e dolorosi (spesso nella parte posteriore, addome ed estremità), difficoltà a deglutire, convulsioni, mal di testa, febbre, sudorazione, cambiamenti della pressione sanguigna, battito cardiaco accelerato, blocco respiratorio … Come si contrae il tetano?Il tetano non è contagioso Non viene trasmesso da una persona all’altra. Il batterio del tetano è diffuso nell’ambiente. Può quindi penetrare nel corpo attraverso una ferita sporca o durante la sezione del cordone ombelicale nel neonato (esclusivamente nei paesi in via di sviluppo). I batteri produrranno quindi la sua tossina che attaccherà il sistema nervoso. Il periodo di incubazione (periodo tra l’infezione e l’aspetto dei primi sintomi) va dai 3 ai 21 giorni. Il Clostridium tetani non può essere sradicato dall’ambiente. Molte ferite sono quindi a rischio di tetano: morsi, morsi di schegge / spine, ferite contaminate da suolo o rifiuti di animali, ferite con schiacciamento dei tessuti vicini.Tetano in recrudescenza? Il tetano colpisce circa 20 persone all’anno in Italia. Questi casi sono, più spesso, persone anziane la cui vaccinazione non è aggiornata. Quando si verifica la patologia può essere molto grave e portare alla morte. Sfortunatamente, in Italia, la copertura vaccinale è spesso inadeguata nell’adolescenza. Una malattia prevenibile.Il tetano è una malattia che potrebbe essere totalmente prevenuta con la vaccinazione e la pulizia e la disinfezione delle ferite. Questi due grandi pilastri sono essenziali nella lotta contro il tetano. È essenziale prestare la massima attenzione alle ferite contaminate e assicurare la copertura vaccinale (vaccinazione di base + richiamo ogni 10 anni), altrimenti il rischio di sviluppare la malattia non sarà completamente remoto.