«Ancora troppo sale nei cibi», il rapporto dell’Agenzia di salute britannica
Come noto, l’eccesso di sale all’interno della nostra alimentazione può essere sinonimo di ritenzione idrica. Tale ritenzione, sul lungo andare, potrebbe costituire la base per l’insorgenza di fenomeni patologici come l’ipertensione, osteoporosi ed obesità. Una dieta bilanciata dovrebbe consentire l’acquisizione dai 2 ai 5 grammi di sale al giorno, possibilmente direttamente da sostanze vegetali. Gran parte dei cibi industrialmente prodotti, se consumati con eccesso, possono apportare all’organismo un quantitativo eccedente di sale, che vada ben oltre le quantità necessarie dell’organismo.
In quest’ottica, l’Agenzia della salute pubblica britannica ha pubblicato il primo rapporto sulla riduzione del sale. Tale pubblicazione mostra che oltre la metà degli obiettivi di riduzione del sale sono stati raggiunti dall’industria alimentare, tuttavia, poco meno della metà di tutti gli obiettivi medi di riduzione non sono è stata raggiunta. Sebbene i rivenditori di cibi contente sale facciano maggiori progressi rispetto ai produttori, resta ancora lontano il target per abbattere il quantitativo di sale all’interno degli alimenti prodotti industrialmente.
Istituito dal governo nel 2014, il rapporto redatto a cura del Public Health England (PHE), ovvero l’Agenzia per la salute pubblica britannica, ha pubblicato la prima valutazione dei progressi del settore alimentare verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione del sale voluto dal governo, mostrando un quadro generale complessivo. Tale rapporto copre 28 categorie di cibi prodotti dall’industria e riguarda i cibi prodotti dai venditori, produttori, ma anche il monitoraggio direttamente su ristoranti, bar e catene di pub, su categorie che includono pane, patatine e piatti pronti.
Alle aziende è stato chiesto di raggiungere obiettivi medi e massimi per il contenuto di sale per 100 g, con gli obiettivi massimi compresi tra 0,13 g nelle verdure in scatola e 3,75 g nelle paste curry. Gli alimenti monitorati dal programma forniscono più della metà del sale nella dieta della nazione. Mentre la riduzione del sale è in corso dal 2006, i progressi verso il raggiungimento degli obiettivi alimentari sono stati precedentemente auto-segnalati dall’industria alimentare.