Inaugurazione Progetto ex Pozzi con il giudice Airoma

 

Sarà inaugurato oggi, mercoledì 23 gennaio alle ore 9, nell’aula magna del Foscolo a Sparanise il progetto “Legalità e territorio” finanziato dalla Regione Campania con fondi Pon destinati all’educazione alla legalità. Un incontro al quale interverranno il Giudice Domenico Airoma Procuratore aggiunto del Tribunale Napoli nord, lo scrittore Bruno Ranucci, il sindaco di Sparanise, Salvatore Martiello, il preside Paolo Mesolella, il prof. Raffaele Montanaro e l’avvocato Chiara Marchini, esperto esterno che coordinerà i lavori. Il convegno e le altre attività del modulo Pon che seguiranno durante il mese, come la visita all’area ex Pozzi e la visita alla casa di don Peppe diana a Casal di Principe, prevede un modulo di 40 ore, per 5000 euro di fondi PON per far conoscere agli studenti sparanisani la vicenda dell’Ex Pozzi, uno straordinario progetto di industrializzazione terminato nel peggiore dei modi: con una grande discarica a cielo aperto. Probabilmente la più grande d’Europa che conserva i resti nocivi di quel grande stabilimento di vernici che insieme a quelli dei tubi, dei laminati, dei cilindrati, delle piastrelle e dei sanitari, costituiva una delle fabbriche più grandi e belle d’Italia con appositi spazi ricreativi, musicali e di sicurezza. Aveva una propria squadra di calcio, impianti sportivi, la banda musicale, i Vigili del fuoco. Il progetto “Legalità e territorio”, ha lo scopo di far acquisire una coscienza civile agli studenti promuovendo una cultura di rispetto delle regole e della convivenza che rispetti l’ambiente e le persone. La manifestazione di apertura del progetto prevede l’intervento del Giudice Domenico Airoma, sostituto procuratore presso il Tribunale di Napoli Nord che parlerà dei reati ambientali, del dott. Giovanni Allucci, amministratore delegato di società nate sui beni confiscati, ma anche una visita sul sito dell’area Pozzi, alla vecchia fabbrica, alla grande discarica e alla centrale elettrica. In calendario anche una visita alla casa di Don Dian a Casal di Principe, il primo bene confiscato alla camorra e un incontro con Bruno Ranucci lo studioso che ha scritto un interessantissimo libro sull’industrializzazione dell’ex Pozzi. Referenti e tutor del progetto, sono l’avvocato Chiara Marchini di Teano ed il prof. Raffaele Montanaro. “Ho cominciato ad occupami della Pozzi di Sparanise, spiega il dott. Ranucci, per pagare un vecchio debito morale che, come sindacalista, avevo maturato nel tempo. Infatti, in trentacinque anni di militanza nella Cisl – e come suo Segretario Generale proprio nel territorio di Vercelli dove Giulio Pastore, aveva fondato la Cisl non mi ero mai occupato della fabbrica di Sparanise. Poi ho incominciato ad accumulare informazioni sulla storia economica del Meridione, sul divario Nord/Sud dopo l’unificazione, sulla arretratezza di una parte d’Italia che, pure nel corso della sua storia, aveva avuto prestigio e sviluppo. Ho assunto informazioni sul progetto industriale che ha dato vita a quell’autentico gioiello di architettura ideato per Sparanise da Figini e Pollini, due autentici “archistar” dell’epoca; sulle vertenze sindacali, sulle manifestazioni di popolo, sugli scontri epici degli operai con le forze dell’ordine. “Ho frequentato archivi, emeroteche, incontrato politici e sindacalisti di allora; spiega Ranucci, ho parlato anche con ex dirigenti e con ex operai della Pozzi, apprendendo da loro i piani di produzione, le condizioni di lavoro in fabbrica, le rivendicazioni, le conquiste e le sconfitte ma anche il grande amore che, pure tra tante delusioni, molti ex lavoratori conservano ancora nel cuore per quella esperienza lavorativa, che diede loro, per un certo periodo, prestigio e orgoglio di appartenere alla “classe operaia”. Ho consultato, infine, anche atti e documenti riguardanti la grave manomissione ambientale subita dai terreni ex Pozzi e dai paesi circostanti dopo la dismissione del complesso industriale. Più volte, spiega, sono stato sul punto di lasciar perdere tutto: troppi punti, troppi spunti, troppe suggestioni, ma alla fine ha prevalso il senso di responsabilità a farmi decidere di non fermarmi, per affermare quanto fosse importante recuperare la memoria e la dignità del lavoro per gettare un seme di speranza nei giovani del Sud, per esortarli ad essere vigili custodi della loro terra, ad amarla e ad impegnarsi per il suo possibile riscatto.

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