Tesoro nel cuore della Campania Felix: la Reggia di Carditello
La Real Sito di Carditello, nota anche come Reggia di Carditello (dal nome della pianta che cresceva nei pressi della reggia) è sito nel cuore della Campania Felix, a San Tammaro, venne commissionato nel 1774 da Carlo di Borbone, che volle impiantarvi un allevamento di cavalli, da cui la Corte si approvvigionava di cavalli di razza. A partire dal 1787 fu trasformata da Ferdinando IV in una moderna fattoria di circa 2000 ettari per la coltivazione di cereali, legumi e foraggi, questi ultimi a sostegno dell’allevamento di razze pregiate di cavalli e di bovini posto nelle ali dell’edificio.
Faceva parte di un gruppo di 22 siti (tra i quali la Reggia di Caserta, la Reggia di Portici, la Reggia di Capodimonte e il Palazzo Reale di Napoli) della dinastia reale dei Borbone di Napoli, luoghi dedicati allo svago e alla caccia della famiglia reale, e chiamati per questo “Reale Delizia”.
Il real sito può essere scherzosamente considerata la “sorella minore” della immensa Reggia di Caserta; infatti si tratta di un edificio in stile neoclassico progettato dall’allievo di Luigi Vanvitelli, Francesco Collecini. Tenendo conto del territorio circostante e delle funzioni produttive e dello scopo cui il fabbricato doveva essere destinato, l’architetto ne fece il centro di tutta l’attività sia di relax sia di produzione, progettando anche le strade dei dintorni che dovevano essere utilizzate facilmente dai sovrani per andare e venire dalla capitale.
La tenuta è formata da due piani secondo una pianta a doppia T e si affaccia su una corte a pianta rettangolare che si apre su un grande spazio di forma ellittica decorata con fontane, obelischi e un tempietto per l’addestramento dei cavalli, con ai lati due fontane ornamentali. Al piano terra ci sono le cucine, l’armeria e le sale per il personale, e attraverso due scale simmetriche si accede al piano superiore, dove vi erano gli ambienti destinati ad accogliere la famiglia reale e il salone per i ricevimenti organizzati al rientro dalla caccia.
La scala a tenaglia porta al piano nobile da cui i Borbone potevano affacciarsi dalla balaustra e seguire le funzioni dalla Cappella sottostante.
Internamente essa risulta decorata con affreschi e stucchi dal napoletano Fedele Fischetti che si occupò della volta raffigurante l’Apoteosi di Enrico IV, Carlo Brunelli esegue i monocromi che decorano la Chiesa a pianta centrale e la tela (ora alla Reggia di Caserta) dedicata all’Ascensione di Cristo per l’altare, Angelo Brunelli lavora alle volte e ai bassorilievi in stucco nelle due monumentali scalinate, il siciliano Giuseppe Cammarano, principale esponente della pittura neoclassica e il paesaggista prussiano Jakob PhilippHackert, detto Hackert d’Italia, chiamato a Napoli da re Ferdinando IV, decorò le pareti con scene campestri che rappresentavano la famiglia reale.