Poliziotto finisce in manette: così “inventava” i permessi di soggiorno
L’indagine è partita a novembre del 2018, quando una donna ha segnalato agli agenti della Mobile quelle strane voci che si rincorrevano a Chinatown sulla facilità con cui era possibile avere il permesso di soggiorno.
La squadra Mobile di Milano ha arrestato un poliziotto dell’ufficio Immigrazione della questura di Milano. Il provvedimento di custodia, ancora da eseguire, riguarda anche sua moglie di nazionalità cinese e un altro uomo nato in Cina. I tre, spiega l’edizione locale del quotidiano Repubblica – avrebbero agevolato l’ottenimento dei permessi di soggiorno, falsificando i documenti necessari, per chi non ne aveva i requisiti. I permessi concessi in questo modo sarebbero decine, in un periodio di almeno due anni.
L’indagine, coordinata dal pubblico ministero Gianluca Prisco, ha portato anche al sequestro di una villetta a Milano in zona De Angeli al poliziotto e alla moglie. Nel procedimento sono indagati anche 18 cittadini cinesi, che avrebbero corrotto i poliziotti pagando fra i 5mila e gli 8mila euro per l’ottenimento di ogni permesso. Il poliziotto lavorava all’ufficio Immigrazione da una decina di anni. A dare il via alle indagini è stata la segnalazione di una cittadina cinese, che nel novembre 2018 ha riferito alla polizia il fatto che nella sua comunita nazionale a Milano fosse diffusa la pratica di pagare per ottenere il permesso. La squadra Mobie, comandata da Lorenzo Bucossi, è in cerca della moglie del poliziotto e del loro presunto complice.
A novembre del 2017 le manette erano scattate per altri sei poliziotti dell’ufficio Immigrazione, fermati insieme a due imprenditori, che fungevano da intermediari per i cittadini arabi e cinesi. Anche loro erano accusati di aver venduto – per tre anni, dal 2013 al 2016 – permessi di soggiorno “falsi”. Le loro tariffe andavano da qualche centinaia di euro fino a qualche migliaio di euro, a seconda della disponibilità economica dello straniero e della complessità della sua pratica.