Il Belvedere di San Leucio: tra socialismo e arte
Nel 1750 il Re Carlo di Borbone acquistò dalla famiglia “Caetani “il feudo di Caserta, città tanto amata ed apprezzata dal re, con lo scopo di farvi costruire una residenza estiva e di svago per la famiglia reale ed un casino di caccia. Ben presto, essa si svilupperà e diventerà il famoso complesso del Belvedere di San Leucio, così chiamato dal luogo in cui esso è situato in “falda di una collina che da essa si può mirar un bellissimo vedere”. Nel 1778 su progetto dell’architetto Francesco Collecini, l’architetto ufficiale della corte, il Re, consigliato dal ministro Bernando Tanucci, fece costruire la cosiddetta “Real Colonia Di San Leucio”; una comunità con regole e leggi abitata da maestranze specializzate nell’arte della tessitura. Ai lavoratori veniva assegnata una casa, e all’interno della colonia il re istituì la prima scuola dell’obbligo sia femminile che maschile gratuita che insegnava anche materie professionali e ridusse le ore lavorative da 14 a 11.
Nel 1789 nasce anche il “diritto della donna”, in base al quale la donna aveva gli stessi diritti dell’uomo sul piano politico, amministrativo, e familiare; per cui questa non aveva più bisogno di una dote per potersi sposare. Tale legge fu voluta da Maria Carolina, la moglie del re Ferdinando IV ed è inserita nello statuto.
Le abitazioni furono costruite seguendo i canoni urbanistici ed architettonici del tempo ed erano dotate di servizi igienici ed acqua corrente. Non vi erano distinzioni sociali e fu abolita la proprietà privata, fu garantita l’assistenza agli anziani e ai disabili ed era fortemente valorizzato l’ideale della fratellanza; insomma era un piccolo sistema basato sull’idea comune della meritocrazia, un esperimento sociale basato sull’uguaglianza e sulla giustizia. Il successore di Carlo, Ferdinando IV di Borbone, allargò la colonia per introdurvi nuovi macchinari e costruire una città chiamata “Ferdinandopoli” con un proprio statuto, ma essa non verrà mai realizzata. Secondo i progetti, essa aveva una struttura circolare con un sistema stradale radiale, una piazza al centro, una basilica a sinistra ed un teatro a destra il tutto gravitante intorno all’industria serica.
L’ingresso alla reale colonia si ha attraverso un cancello sormontato da un arco con lo stemma borbonico e due leoni. Ai lati ci sono due casamenti dei quartieri operai chiamati San Carlo e San Ferdinando e comprendono oltre 37 abitazioni, che, mediante una scala, sono collegati alle scuderie.
Le case erano divise in tre livelli: al primo piano si trovava la cucina, una zona pranzo e uno spazio nella quale era collocato un telaio in modo che tutti potessero esercitare una propria produzione di seta; il primo piano ospitava la zona notte e il seminterrato che veniva usato come deposito o stalla.
Al di là dell’edificio si estende il Complesso Monumentale che ospita l’edificio della Filanda e della Cuculliera, dove venivano allevati i bachi da seta. Nella fabbrica serica, straordinario esempio di archeologia industriale, infatti, si possono ancora oggi osservare tutti gli antichi strumenti utilizzati per la lavorazione della seta come i telai ancora funzionanti, e i torcitoi che precedentemente erano mossi da macchine idrauliche.
Questa comunità basata su uguaglianza e democrazia, finì nel 1860 quando, dopo l’invasione sabauda, il regno fu annesso al Piemonte, con la distruzione dello statuto e la privatizzazione del setificio.
Tuttavia, la produzione di seta è oggi ancora attiva, e ha tra i maggiori clienti, le élite come Buckingham Palace, la Casa Bianca, Palazzo Chigi e il Palazzo del Quirinale.