La Polizia Postale lancia l’allarme: gli hacker lanciano l’offensiva
Una vera e propria allerta è stata lanciata sia sulla pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” che sul sito della Polizia Postale con un lungo comunicato che si ritiene rilanciare integralmente per meglio comprendere quanto sta accadendo nella rete e i pericoli che si nascondono dietro un semplice messaggio di posta elettronica che ci paventa falsamente il controllo dei nostri dispositivi da parte di hacker: «Una nuova massiva attività di spamming a scopo estorsivo sta interessando numerosissimi utenti. Tale attività, ancora una volta, viene perpetrata mediante l’invio di email in cui gli utenti vengono informati dell’hackeraggio del proprio sistema operativo e dell’account di posta elettronica. L’azione dei cybercriminali, sfruttando una vulnerabilità del router, si perfezionerebbe mediante l’installazione di un “trojan horse”, ovvero un malware che, a loro dire, riuscirebbe a carpire tutti i dati presenti nel dispositivo stesso e, in particolar modo, della cronologia dei siti web visitati, dell’elenco dei contatti e di tutte le email. Da qui scaturisce la minaccia di rendere pubblici non solo la tipologia dei siti visitati ma anche un “fantomatico” video dai contenuti osceni ed imbarazzanti se non si provvede al pagamento di una somma di denaro in criptovaluta. ATTENZIONE, nulla di tutto ciò è reale: rappresenta un’invenzione dell’autore del reato, elaborata al solo scopo di gettarci nel panico ed indurci a pagare la somma illecita: è tecnicamente impossibile, infatti, che chiunque, pur se entrato abusivamente nella nostra casella di posta elettronica, abbia potuto – per ciò solo – installare un virus in grado di assumere il controllo del nostro dispositivo, attivando la webcam o rubando i nostri dati.
Ecco dunque alcuni consigli su come comportarsi:
• Mantenere la calma: il criminale non dispone, in realtà, di alcun filmato che ci ritrae in atteggiamenti intimi né, con tutta probabilità, delle password dei profili social da cui ricavare la lista di nostri amici o parenti;
• Non pagare assolutamente alcun riscatto: l’esperienza maturata con riguardo a precedenti fattispecie criminose (come #sextortion e #ransomware) dimostra che, persino quando il criminale dispone effettivamente di nostri dati informatici, pagare il riscatto determina quale unico effetto un accanimento nelle richieste estorsive, volte ad ottenere ulteriore denaro;
• Proteggere adeguatamente la nostra email (ed in generale i nostri account virtuali):
• Cambiare – se non si è già provveduto a farlo – la password, impostando password complesse;
• Non utilizzare mai la stessa password per più profili;
• Abilitare, ove possibile, meccanismi di autenticazione “forte” ai nostri spazi virtuali, che associno all’inserimento della password, l’immissione di un codice di sicurezza ricevuto sul nostro telefono cellulare.
Tenere presente che l’inoculazione (quella vera) di virus informatici capaci di assumere il controllo dei nostri dispositivi può avvenire soltanto se i criminali informatici abbiano avuto disponibilità materiale dei dispositivi stessi, oppure qualora siano riusciti a consumare, ai nostri danni, episodi di phishing informatico: è buona norma quindi non lasciare mai i nostri dispositivi incustoditi (e non protetti) e guardarsi dal cliccare su link o allegati di posta elettronica sospetti.»