L’Optimus Princeps e la colonna Traiana
Marco Ulpio Traiano, successore di Nerva, regnò dal 27 gennaio 98 all’8 agosto 117 d.C.: sotto il suo governo i domini dell’Impero romano raggiunsero nell’area euro-mediterranea i più ampi confini rilevati nella storia dell’Urbe. Il Senato, all’indomani della morte dell’Optimus Princeps, per esaltare la sua figura, lo pose fra le divinità con l’appellativo di Divus Traianus Parthicus. Secondo la leggenda, il camaldolese Gregorio Anici, Sua Santità Papa Gregorio I, salito al soglio pontificio il 3 settembre 590, gli avrebbe somministrato il Sacramento del Battesimo dopo il suo ritorno in vita per intercessione divina. Così Dante, nel XX Canto del Paradiso della sua opera omnia, ci narra dell’episodio e descrive come la supplica di Papa Gregorio a Dio permise il breve ritorno in vita dell’Imperatore, il quale, dopo aver creduto nel figlio dell’Altissimo, ascese al Regno dei Cieli nel momento del secondo trapasso: “di viva spene, che mise la possa ne’ prieghi fatti a Dio per suscitarla, sì che potesse sua voglia esser mossa. L’anima glorïosa onde si parla, tornata ne la carne, in che fu poco, credette in lui che potëa aiutarla; e credendo s’accese in tanto foco di vero amor, ch’a la morte seconda fu degna di venire a questo gioco”. Per celebrare la magnificenza di questa figura e la conquista della Dacia al suo comando, un anonimo scultore, probabilmente il nabateo Apollodoro di Damasco, ha realizzato un monumento colonnare per volere del Senato, situato nella piazza monumentale del Forum Traiani a Roma, la cui attuazione ha visto impegnate le energie di centinaia di maestri operai e di lavoratori addetti. L’opera era stata concepita anche come monumento funebre: conteneva infatti un cinerario aureo con i resti mortali del Pater Patriae e una sua statua era stata collocata sul punto più alto della scultura, scomparsa poi in età medioevale. Quella traiana è, tout court, la prima colonna a profilo scolpito elicoidale della storia romana, una colonna coclide del 113 d.C. che ha ispirato l’ars sculpturae e successive realizzazioni come la Colonna in bronzo di Austerlitz di Place Vendôme a Parigi, ideata dai francesi Gondouin e Lepère. La greca spiroide narra le gesta e le azioni del successore di Adriano, e la sua dimensione varia in salita per evitare eventuali limitazioni della visuale. La colonna, di ordine dorico, è fatta di marmor lunensis, il pregiato marmo di Carrara proveniente della cava di Fantiscritti, pesa oltre settecento tonnellate, e poggia su un piedistallo con composizioni scultoree a mezzo rilievo di pile d’armi e un Laurus nobilis sorretto da quattro rapaci. Un varco nel basamento porta ad una scala di forma elicoidale rischiarata dalla luce naturale attraverso strette aperture tra i 200 metri dei decori della greca. Uno studio dell’archeologo d’oltralpe Salomon Reinach descrive che la colonna presenta 114 quadrature figurali divise dal traslato scultoreo della vittoria in guerra, la Dea Bellona. La cronistoria, scolpita con grande maestria, riporta scene di scontri e combattimenti, sfilate di formazioni militari, realizzazione di acquartieramenti e campi in ambiti rupestri e in contesti boschivi. Alcuni scenari ritraggono la gestione dello Stato, gli affari pubblici e le attività di governo. Parte degli armamenti non era scolpita, bensì realizzata con cura minuziosa a sbalzo attraverso l’utilizzo di leghe bronzee. Il regolare ed armonico susseguirsi delle figure fa da sfondo al concetto di dignità e vigore morale dell’esercito, e all’idea di lealtà e levatura etica dei soldati romani. Nel XVI secolo il melidese Domenico Fontana la restaurò per volere del francescano Felice Piergentile, Sua Santità Papa Sisto V, che fece sistemare sul punto più alto della stessa una fusione a cera persa di San Pietro Apostolo, in sostituzione dell’irreperibile simulacro bronzeo preesistente. Nel 1798, l’accordo firmato a Tolentino tra lo Stato della Chiesa e la République française all’indomani delle vittorie napoleoniche, prevedeva, tra l’altro la cessione di molte opere artistiche dello Stato Pontificio, tra cui la colonna Traiana, ma la difficoltà riscontrata per le operazioni di scomposizione della scultura fece fortunatamente desistere dall’intento.