Salvini strutta tutte le occasioni per farsi pubblicità
Come un falco in attesa della sua preda, immancabile è giunto a poche ore dal sequestro per inagibilità dell’Ex Canapificio il commento del Ministro degli Interni Matteo Salvini. “Per i furbetti del business la pacchia è finita”, ha commentato il vicepremier, teso come ormai è consuetudine a sfruttare qualsiasi occasione per alimentare la sua immagine da “salvatore della patria” contro il primo, enorme problema italiano, i migranti. Poco importa se nella foga di mettere in luce il suo lato “migliore”, quello profondamente e palesemente razzista (aspetto che molti nostri concittadini sembrano aver già dimenticato nella sua versione contro i meridionali), Salvini commetta un errore marchiano quando accusa gli attivisti del Centro Sociale di non aver fatto manutenzione, nonostante i “fior di soldi pubblici” incassati. Come è stato già ampiamente precisato dai diretti interessati, quei quattrini non potevano essere spesi per adeguare l’Ex Canapificio! Sarebbe stato un utilizzo illecito dei fondi, che avrebbe potuto aggiungere un fronte di indagine oltre a quello già aperto per motivi analoghi, e sul quale ci uniamo all’auspicio già espresso dagli attivisti del Centro Sociale che la magistratura faccia serenamente il suo lavoro, sperando che tutti possano dimostrarsi completamente esenti da colpe. Al momento, l’unico colpevole per noi resta Matteo Salvini, fomentatore di odio razziale mascherato (male) da ricerca di legalità e sicurezza. Rilanciamo, quindi, l’appello dell’Ex Canapificio affinché, analogamente all’associazione “Nero e Non Solo” per la quale dopo lo “sfratto” dalla chiesetta di Sant’Elena è stata approvata una mozione consiliare che impegna il Comune nel reperimento di una sede idonea, gli enti preposti si adoperino per trovare una soluzione che consenta di non arrestare, né rallentare, le tante attività sociali utili sia ai “fratelli immigrati” (sì, Ministro, sono nostri fratelli, ce lo insegna il Vangelo che più volte ti piace sbandierare), che agli italiani.