L’unità italiana: Noi non festeggiamo, una colonia non ha nulla di cui rallegrarsi
Domenica 17 marzo 2019 è il 158° anno dalla proclamazione dell’Unità d’Italia, ma per noi duosiciliani non potrà certo essere un giorno di festa, anzi come presidente dei Comitati Due Sicilie Vi invito a esporre in replica a questo evento, la nostra bandiera gigliata bordata a lutto, sia per via telematica che dai balconi, i tetti o le finestre di casa vostra, in segno di protesta ma anche per ricordare che le Due Sicilie non si sono mai arrese. Perché noi non abbiamo mai capitolato, anche se c’è da dire che d’altro canto lo stato tricolorato non ha ancora chiesto scusa a tutto il Sud italico, non tanto per la vile invasione ed annessione, con il conseguente smantellamento socio/economico, quanto per la sanguinosa repressione sabauda che ha causato oltre un milione di morti, periti per la difesa del Regno delle Due Sicilie e le vergognose deportazioni di massa nei lager estesi in tutto il nord, dei quali il più tristemente noto è quello di Fenestrelle sulle Alpi piemontesi. Intanto che si abbia tutta la verità storica sulla intera conquista borbonica, lo Stato tramite il prof. Giuliano Amato,chiese formalmente scusa nel 2011 (dopo 150 anni) soltanto alla popolazione di Pontelandolfo per il massacro e l’incendio del paese del 14 Agosto 1861 con questa semplice frase, fatta poi scolpire su marmo: “A nome del Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, vi chiedo scusa per quanto qui è successo e che è stato relegato ai margini della storia”. A Fenestrelle nel 2008 gli organizzatori che gestivano la fortezza savoiarda, consentirono di far apporre una targa ricordo per rammentare i soldati napolitani periti in quella orrenda prigione. Tutte queste pseudo concessioni davano l’idea finalmente che la storia italiana stava cominciando a fare luce sugli eventi accaduti nel periodo che ironicamente la storiografia italiota chiama “risorgimento”. Sembrava una stagione nuova, occasione persa purtroppo. Da qualche anno invece la rotta si è invertita, i passaggi televisivi di Alessandro Barbero sulla rai, ci racconta un’altra storia, quella che addirittura vede i prigionieri borbonici di Fenestrelle passare le giornate a giocare a carte e a godere dell’aria salubre della Val Chisone, altro che morti e desolazioni; si sfornano libri sui fatti di Pontelandolfo, che raccontano di altre storie,ultimo ma non solo come pubblicazione ma pure come contenuti, quello di tale Giancristiano Desiderio, che in barba al monumento che gli italiani hanno apposto, in segno di scusa, presso il Comune sannita, per l’onta e l’eccidio del 1861, ci racconta una storiella in cui ciò che si è detto da sempre è divenuto solo una sorta di “racconti della Nonna” .
La parola d’ordine è negare l’evidenza, tant’è che anche il “Giorno della memoria delle vittime del sud”, è finito nel dimenticatoio, addirittura una tizia, tale Renata De Lorenzo si è opposta alla rimozione di una statua del criminale di guerra italiano Enrico Cialdini, presso la Camera di Commercio di Napoli; siamo arrivati alla coercizione totale a Napoli, quando con un’ordinanza dopo una lettera di protesta di quell’essere ignobile della Orefice, ha fatto rimuovere le bandiere gigliate esposte per le strade dell’antica capitale Sebezia, perché considerate anti unitarie.
Tutte queste porcherie evidenziano che la guerra non è ancora finita e che la soppressione dei tosco-padani e dei loro inqualificabili collaborazionisti nei nostri confronti, è ancora attiva.
Noi abbiamo il dovere di tenere alta la fiammella del ricordo, nel nome di Federico Fiore, di Achille Cosenza, di Carlo Corsi, di Cosimo Giordano, di Emile de Christen e dei tanti nostri amati resistenti legittimisti che, come recitava il capitano Franco Errico nell’opera “l’Alfiere” di Carlo Alianello, non hanno mai capitolato.
Tratto da Belvederenews :https://www.belvederenews.net/lunita-italiana-noi-non-festeggiamo-una-colonia-non-ha-nulla-di-cui-rallegrarsi/