Ergastolano omicida rapinava durante i permessi premio ed era libero, la scoperta dei Carabinieri
Un ergastolano omicida e un vigilante infedele fra i complici della banda. Sono stati i carabinieri della compagnia di Ostia ad individuare gli autori del colpo al Monte dei Paschi di Siena, in via Piola Caselli, ad Ostia nel 17 febbraio di due anni fa, che fruttò ai banditi un bottino di 85.000 euro. Due malviventi, all’ora di pranzo, identificati per L.R e M.M., riuscirono ad entrare usando una chiave (fornita dalla talpa) per sbloccare l’ingresso. Agirono con dei coltelli e al direttore gridarono che gli avrebbero staccato un orecchio se avesse opposto resistenza.
I carabinieri hanno indagato a lungo fino a trovare il bandolo della matassa: hanno individuato le utenze per cellulari usati dai banditi intestati a stranieri, che adoperavano solo per parlare fra loro. E’ stato arrestato e messo ai domiciliari anche il vigilante infedele, A.L.. Ha destato scalpore anche fra gli inquirenti il nome di uno degli arrestati: L.R., 55 anni, rapinatore ed omicida che, nonostante questo, era in libertà. L.R. fu l’autore di un feroce omicidio per rapina avvenuto il 21 dicembre del ’92 ad Ortona, in provincia di Chieti: uccise un gioielliere. Quel giorno, il bandito romano, con altri due complici fra i quali una donna, fece irruzione nell’abitazione-negozio di Francesco Gallucci, 32 anni, dopo aver narcotizzato la sorella. L’orefice tentò di ribellarsi alla rapina, ma L.R. non ebbe un briciolo di pietà: estrasse la pistola e uccise all’istante l’ostaggio con quattro colpi sparati da distanza ravvicinata. Il bottino fruttò oltre un miliardo di vecchie lire. Per questo delitto, L.R. fu condannato all’ergastolo. Ma il bandito trovò l’occasione per mettere a segno altre rapine sfruttando i permessi premio.
Per lui, nel 2004, scatta l’arresto per almeno due colpi in banca, che è accusato di avere messo a segno sfruttando due permessi da ergastolano. E, anche in quest’ultima rapina sulla quale hanno fatto luce i carabinieri di Ostia, L.R. usa una tecnica usata in altri colpi, corrompe una guardia giurata. A.L., vigilante, finito ai domiciliari, è accusato di avere fornito ai banditi la chiave di sblocco della cosiddetta «bussola antirapina» per usufruire dell’effetto sorpresa. Il secondo rapinatore, complice di L.R., è M.M.. Anche quest’ultimo è noto alle forze dell’ordine per essere uno specialista in assalti a portavalori e anche lui agisce in trasferta, in mezza Italia, basta che ci sia un furgone da alleggerire. Nel 2007 viene arrestato dai carabinieri di Teramo per avere, insieme ad altri complici, assaltato un portavalori. Il bandito, nell’occasione, è accusato di avere usata una pistola revolver 357 Magnum con la matricola abrasa. I militari sono anche risaliti al covo della banda attraverso l’analisi tecnica dei cellulari che la banda usava come se fossero citofoni: i tre si chiamavano solo fra loro con utenze intestate a stranieri.
fonte: IL MESSAGGERO