De Filippo, Pirandello, il regista Vigliano e I Liberi teatranti all’Auditorium
Quella del gruppo teatrale “I Liberi “ e del regista prof. Salvatore Vigliano, è una bella storia. E’ una storia d’arte e di passione per il teatro, ma anche di solidarietà e di forte impegno per il sociale e per i giovani. Ormai le rappresentazioni teatrali dei “Liberi” teatranti si succedono ininterrottamente da 17 anni e con successo, non solo a Teano, dov’è nata la compagnia, per dare esempi di amore per la tradizione teatrale napoletana e spunti di riflessione. Come lo spettacolo di sabato 27 aprile, alle ore 20.30, all’auditorium “mons. Tommasiello” di Teano: due atti unici di Eduardo De Filippo e Luigi Pirandello che faranno rivivere due pagine di bella letteratura italiana.Il primo atto unico, “Gennariello”, rappresentato per la prima volta a Napoli nel 1932 , ci parla alla maniera eduardiana, dell’amore. E racconta la storia di Tommasino e della sorella zitella di Gennaro. E’ una pagina di teatro intrisa da una profonda melanconia nei confronti di quegli uomini che, sempre attratti dalle grazie femminili e dalle lusinghe della giovinezza, non si rassegnano al passare del tempo e vivono in una famiglia che, essi pensano, non li circonda dell’amore e della considerazione che desidererebbero. Essi si sentono ancora gennarenielli, ma senza reali speranze per l’avvenire, non si rendono conto di essere diventati, quello che forse sono sempre stati, dei poveri gennari. Tutti sembrano stimarli, l’inquilino pensionante, l'”ingegnere” del nord, tranne i propri familiari e così anche la moglie che solo di fronte all’offesa degli altri, reagisce difendendo il marito, mostrando in fondo di stimarlo. Ma è solo per la lunga convivenza che alla fine, quasi per abitudine, le compagne della loro vita li proteggono sentendoli ormai come una parte di loro stessi. Gennaro in silenzio chiede perdono a Concetta che, per pietà mista ad amore coniugale, vedendo ancora in lui il Gennareniello che era, abbraccia il suo uomo per quello che è diventato e per quello che avrebbe voluto essere e al quale si sente ancora legata per tutta la vita. “La giara”, invece, è un atto unico del 1916 di Pirandello ripreso da una sua novella composta nel 1906. La storia rappresentata ripercorre con umorismo molti dei temi cari allo scrittore agrigentino, la molteplicità dei punti di vista, i conflitti interpersonali, il paradosso dell’esistenza. Nella commedia traspare la tematica della roba, ripresa dal Verismo verghiano, descritta con il morboso attaccamento di Don Lolò ai beni materiali, ma con un effetto tragicomico. Alla figura di Don Lolò viene contrapposta quella di Zi’ Dima, privo di risorse materiali, ma consapevole della dignità del lavoro che egli esegue con onestà e scrupolo e che considera unico per l’uso di quello che egli considera una sorta di bene intellettuale: il suo miracoloso mastice. Nel rapporto antitetico tra i due, entrambi poco consci dei propri limiti, ma accomunati dalla stessa cocciutaggine contadina, Pirandello riesce a creare una situazione grottesca: una circostanza nella quale ciascuno dei due diventa allo stesso tempo debitore e creditore dell’altro. Dato che nessuno dei due contendenti vuole andare incontro all’altro, si arriva al paradosso, ad una situazione di stallo in cui non è più possibile distinguere chi abbia torto e chi ragione. In entrambi i casi, però, si tratta di una vere e propria lezione che ci dà la vita sull’amore e sul mondo del lavoro. Ringraziamo perciò la compagnia de“I Liberi” per aver rappresentato due grandi commediografi del nostro teatro. Tutti gli interpreti sono molto bravi: Carmine Balasco, Salvatore Cangiano, Sergio D’Angelo, Simona De Francesco, Fabio De Gennis, Luca Faella, Stefania Fascitiello, Silvana Gravina, Marco Loffredo, Antonio Luongo, Luca Mesolella, Rosanna Napolano, Gloria Napoletano, Antonietta Pilotti, Simone Russo, Giuliano Russo, Fulvia Vigliano e Nicola Zompa. Un grazie va soprattutto al regista, il prof. Salvatore Vigliano, Teanese doc: dopo tanti anni trascorsi con i suoi alunni sui banchi di scuola, ha continuato ad insegnare a piccoli e grandi la sua grande passione per il teatro, per i luoghi e le tradizioni popolari della sua città. Un grazie di cuore perché non ci fa dimenticare la vita semplice di un tempo e il ricordo dei valori solidi che rappresenta.