1° maggio, tradizionale visita al monastero di San Salvatore del massiccio di Monte Maggiore
Ieri, 1° maggio, fedeli e cittadini di alcuni Comuni della Comunità Montana di Monte Maggiore (Rocchetta e Croce, Formicola, Pontelatone, Giano Vetusto, Liberi, Riardo e Pietramelara) e dell’Agro Caleno (Calvi Risorta, Pignataro Maggiore, Sparanise) sono saliti, come è tradizione e fede, al monastero di San Salvatore sulla vetta del monte Caprario del massiccio del Monte Maggiore. Fino a qualche decennio fa l’ascesa al Santuario si effettuava l’otto maggio ma per facilitarne la partecipazione è stata anticipata al 1° maggio, giorno festivo. Il prof. Pasquale de Stefano, attento studioso e cultore di arte e storia locale, nel saggio “Monastero di San Salvatore di monte Caprario” (pubblicato da Chi è?, volume IX, Ed. Dea Sport Onlus, Bellona, 2018), scrive che “Un tempo per l’antica mulattiera che portava a Croce si partiva in processione il pomeriggio del giorno prima, si arrivava a San Salvatore alla sera, si pernottava nel sottotetto della chiesa creando delle divisioni tra scapoli e ammogliati (forse in una società rurale era anche un modo di fare nuove amicizie). Al mattino seguente si partecipava al rito religioso e, dopo aver bivaccato, si riprendeva la via del ritorno portando quasi come un trofeo <la mazza di San Salvatore>. Trattasi di un bastone, sul quale vengono praticate delle incisioni a spirale con tagli orizzontali all’inizio e alla fine, parte della corteccia incisa viene tolta e a seguire viene passato nel fuoco che annerisce la parte mancante, successivamente viene tolta la restante corteccia e diventa bianco e nero. Il bastone, con questi elementi serpeggianti e con questi anelli orizzontali derivanti ancora da riti pagani dionisiaci, sta per simboleggiare buon auspicio e fertilità per chi lo possiede. Il monastero edificato a quota 857 metri s.l.m., non si hanno notizie certe sull’anno della sua costruzione, ma da elementi storico-artistici si può desumere che la costruzione sia avvenuta intorno all’anno mille. La struttura si staglia al di sopra della frazione Croce del Comune di Rocchetta ed è sospesa per tre lati sul vuoto e l’unico varco è un passaggio ad ovest guardato da un muro di cinta robusto qualche metro. Per il suo pacifico isolamento e per la frescura del suo clima il monastero fu scelto da Sant’Anselmo d’Aosta ove questi scrisse una delle sue più importanti opere “Cur Deus Home” (gli storici non sono tutti concordi, alcuni sostengono che l’opera sia stata composta nel Comune di Liberi). Una lapide curata dal Centro Studi sul Medioevo di Terra di Lavoro e dalla parrocchia di Rocchetta e Croce, che celebrarono nel 2009 il 900° anniversario della morte del Santo, ne tramanda il ricordo. Anche gli sportivi dell’arrampicata hanno celebrato il Santo dedicandogli un settore di vie di roccia col nome “Sasso di Sant’Anselmo”.
Natura incantata, storia, arte, cultura teologica, filosofica e poetica, immensi panorami ed anche lo sport fanno di San Salvatore un luogo unico in Terra di Lavoro. Per questo motivo il Centro Studi sul Medioevo di Terra di Lavoro, il Gruppo Archeologico Trebula Balliensis ed il Comune di Rocchetta e Croce hanno partecipato all’inaugurazione della lapide e della Falesia dell’Eremo, celebrate il 20 e 21 aprile 2013, solennità di Sant’Anselmo d’Aosta. Oggi del monastero restano la cripta, la chiesa con volte ad unghia gotica e portale d’ingresso con cornice gotico catalana. E’ probabile che i piani superiori siano stati distrutti da un terremoto che determinò l’abbandono dell’abazia da parte dei monaci.
La funzione eucaristica è iniziata alle ore 10.00 ed è stata presieduta dal Vescovo diocesano S. E. Mons. Giacomo Cirulli a testimoniare l’importanza e il ruolo che la Diocesi di Teano-Calvi attribuisce al monastero di San Salvatore e a rendere, anche, un atto di ossequio alla storia e alla fede dei cittadini dei Comuni ubicati alle falde del Monte Maggiore che attraverso i secoli hanno continuato a visitare il sacro monastero e a tramandare ai posteri il culto e la devozione verso il Redentore.