Individuata la “babygang” di Manduria

“E’ questa, solamente la prima risposta a questi fatti gravissimi. Ne seguiranno molte altre, compresa un’indagine sui numerosi silenzi, di chi sa, che spesso uccidono. Senza voler colpevolizzare l’intera cittadinanza di Manduria, chi ha visto e chi ha sentito non ha avuto la sensibilità d’animo di chiamare subito le forze dell’ordine. Sicuramente Antonio Cosimo Stano sarebbe ancora vivo”. Queste, le parole di Carlo Maria Capristo, Procuratore della Repubblica di Taranto, sulla svolta nelle indagini per la morte del pensionato sessantaseienne di Manduria.
Molti, in città, sapevano e potrebbe esserci anche un’altra vittima, presa di mira dal branco. Al momento, sono stati arrestati otto ragazzi, tra cui sei minorenni, di sedici e diciassette anni. Devono rispondere di tortura, danneggiamento, violazione di domicilio e sequestro di persona aggravati. Altri sei sono, comunque, indagati. Questi balordi avevano registrato, non solo sui video ma anche,con vivaci commenti, su file audio, episodi di sputi, insulti, violenze, sevizie e percosse, ai danni del povero pensionato.
“Manifestavano”, ha detto Pina Montanaro, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, “derisione, sensazione di onnipotenza e sfregio nei suoi confronti. Erano soddisfatti di averlo traumatizzato. Questi atti erano diventati nel tempo quasi abituali. Stano era un bersaglio facile, perchè debole e solo”. E, anche per questo, i bulli pensavano di restare impuniti. Poco prima di morire, l’uomo aveva raccontato alla polizia di essere vittima di continue aggressioni e rapine. Aveva paura di denunciare e si era lasciato andare, impaurito da quel gruppo che lo perseguitava. “Da tempo sono oggetto di scherno e a volte di aggressioni da parte di ignoti”, aveva detto. Poi, nello stendere la denuncia, era entrato nel dettaglio di quanto accaduto un mese fa, a marzo. “Mi ricordo che quelli che sono entrati in casa erano cinque o sei. Impugnavano delle grosse mazze, con le quali mi hanno ripetutamente percosso sulle mani, sui fianchi, sul ventre e sulle ginocchia”.
Per il reato di omicidio preterintenzionale, si attendono i risultati definitivi dell’autopsia. Stano è deceduto martedì scorso, 23 aprile, per “shock cardiogeno”, nel Reparto di Rianimazione, dell’Ospedale “Giannuzzi” di Manduria, dove era ricoverato da diciotto giorni. Ieri, ad una settimana esatta dal decesso, sono scattati i provvedimenti di fermo, eseguiti dalla Polizia di Stato che ha sottolineato l’assenza di collaborazione da parte delle famiglie degli indagati.
Ora, finalmente, in grossi guai, si trova la cosiddetta “Comitiva degli Orfanelli”, dal nome di una delle chat di Whatsapp, in cui facevano girare i video delle aggressioni, conosciute a molti. E proprio queste immagini sono state determinanti per l’individuazione dei responsabili. Qualcuno di loro sapeva soltanto, altri erano gli esecutori materiali. Una ragazza, che non è tra gli indagati ma conosce alcuni degli aggressori, ha fornito una testimonianza fondamentale per la loro individuazione.
Riassumendo, botte sia in casa che per strada; le urla di Stano, che in un video chiama invano la polizia, e le risate dei suoi aguzzini. Nessuno lo ha mai soccorso, però. I vicini hanno scritto un esposto soltanto all’inizio di questo mese. I poliziotti lo hanno trovano in stato di denutrizione, di paura e in condizioni igieniche assai critiche.
E pensare che già nel 2012 c’era stata una sua denuncia, a carico di ignoti. L’inchiesta potrebbe quindi allargarsi. Ed è il caso di dire: sarebbe ora.

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