Les Coquelicots di Claude Monet
Claude Monet è uno dei pittori d’Oltralpe più conosciuti al mondo: al di là della sua maestria, è ricordato per essere uno dei padri del movimento artistico dell’impressionismo, un orientamento culturale dell’arte maggiore pittorica, una scuola di pensiero che si riassume nella metodica dell’“en plein air”, un’attenta ricerca delle nuance della realtà circostante prodotte dalla luce del giorno, delle gradazioni e delle tonalità dei colori visibili al sole. Il procedimento innovativo “all’aria aperta” prende le distanze dalla “peinture d’atelier”, cioè dall’arte di dipingere in botteghe e laboratori dei capiscuola e dei Maestri del passato. Gli impressionisti si cimentarono nella pittura paesaggistica, dove habitat naturale, realtà fenomenica, territori e ricchezze all’aperto si fondono come centro dell’esperienza sensoriale da trasferire nelle proprie creazioni artistiche: la rilevanza attribuita in passato nelle Belle Arti alle consuetudini estetiche che determinavano la scelta del soggetto viene superata, e gli artieri levano gli scudi contro le tradizioni e i costumi estetici precedenti. Nel 1874 il fotografo parigino Gaspard-Félix Tournachon, noto con il nome d’arte di Nadar, organizzò nello studio della moglie Ernestine Costance Lefèvre un’esposizione di dipinti impressionisti: alla rassegna parteciparono artisti del calibro di Renoir e Degas e, alla mostra Monet espose il dipinto Les Coquelicots, i papaveri, un olio su tela oggi custodito presso il Museo d’Orsay di Parigi. L’opera ritrae uno spaccato georgico di Argenteuil, in Val-d’Oise, meta favorita dagli impressionisti, e raffigura un’escursione in campagna nella buona stagione. I quattro personaggi ritratti donano una connotazione dinamica alla scena: Camille-Léonie Doncieux e Jean Monet, rispettivamente la moglie e il figlio primogenito dell’artista, vengono ritratti due volte, come fotogrammi di un’unica unità narrativa in movimento che riporta alla percezione del fluire del tempo. A sinistra una distesa di papaveri scarlatti illumina il dipinto: il tocco di pennello traccia macule vermiglie e aree purpuree, disegnando rosolacci dai contorni indefiniti nel campo erboso della collina che digrada a poco a poco. L’effetto prospettico viene realizzato anche dalla misura delle corolle cremisi, più ampie man mano che la collina si abbassa gradatamente. Il prato sembra muoversi sotto una lieve brezza estiva, e l’artista anima l’erba con pennellate di glauco e gamme tonali di verde. Sullo sfondo una casa immersa in un bosco di pioppi e tutta la selva viene sovrastata da cumuli e nubi cirriformi: la barriera silvestre costituisce la naturale bipartizione della scena rurale. Analisi effettuate sul dipinto non mostrano uno studio preliminare sottostante: l’artista, con effetti flou e morbidezza nel tratto, fa in modo che i contrasti cromatici e la dicotomia tra illustrazione e colore si fondino in ombreggiature e chiaroscuri, mentre i contorni delle raffigurazioni rimangono indistinti e accennati. Il Primo Ministro di Francia Georges Clemenceau, grande amico dell’impressionista parigino, ha asserito, riguardo la sua attività artistica, che “gli elementi della natura […] hanno qualcosa da dirci, ma non lo direbbero senza Monet”.