Bellona – “La masserie” si aggiudica la gara per il ripristino e la valorizzazione delle vigne della Torretta e del Pomarello

Se la manifattura serica stava molto a cuore a Ferdinando IV, non vennero trascurate le attività agricole e venatorie per le quali il sito di S. Leucio si era rivelato particolarmente idoneo. Grazie ad intensi rimboschimenti, agli allevamenti di bovini, suini, ovini, alle nuove colture come il gelso o il cotone e a quelle tradizionali come l’ulivo o la vite, San Leucio divenne un’azienda agricola modello mirante al miglior sfruttamento del territorio e dove il re poté dedicarsi alla passione che nutriva nei confronti della coltura della vite.
La presenza di vigneti sul territorio leuciano risulta essere una preesistenza delle colture dei signori di Caserta, gli Acquaviva, come attestano le vigne che decorano i lati dello scalone di accesso al Belvedere, quella a destra chiamata Torretta e quella a sinistra chiamata Pomarello. La prima, abbastanza ampia e di forma quasi rettangolare, «prese questo nome da una vecchia torre, ch’esisteva nella sua parte superiore, e che venne poi diroccata». Chiusa da un muro sufficientemente alto, vi si accedeva mediante un cancelletto di ferro posto di fronte alle abitazioni del quartiere di S. Ferdinando. L’ingresso poteva avvenire anche mediante altre porte, tra le quali una riservata esclusivamente alle Reali Persone che attraverso di essa avevano tutta la comodità di percorrere il podere. Oltre ad alberi da frutta ed ulivi, qui vi coltivavano soprattutto viti basse all’uso di Sicilia. «Il numero delle viti, chevi si coltivano, ascende a sedicimila trecento. Esse danno uve dette lagrima rossa, aliatico rosso, ed aglianica di ottima qualità». La vigna, la cui estensione ascendeva a nove moggia, garantiva una rendita di novanta barili di vino.
Posta, invece, a sinistra della salita del Real Casino e fiancheggiata ai lati da tre strade, la vigna del Pomarello, più piccola ed irregolare della precedente, era così denominata «per diversi alberi da frutta, che vi si veggono piantati». Nonostante la sua designazione, contava tremila novecento viti allevate basse secondo l’uso siciliano, «che somministrano uve bianche vernotiche130». Detta vigna, circondata da un muro, aveva un’estensione di un moggio e da essa si traevano all’incirca diciotto barili di vino.
Procedura negoziata ex art 36, co.2 lett.b del D.Lgs 50/2016 e SS.MM.II. per la concessione della gestione: “Ripristino e valorizzazione dei vigneti della Torretta e del Pomarello del Belvedere di S.Leucio nonché di alcuni locali annessi allo scalone monumentale” da destinare alla commercializzazione di prodotti tipici del territorio casertano.
LA NOSTRA IDEA DEL PROGETTO
L’Azienda vinicola “La Masserie” decide di concorrere a questa iniziativa, volta al ripristino e alla valorizzazione dei vigneti della Torretta e del Pomarello, nonché dei locali annessi allo scalone monumentale, con un intento molto preciso: promuovere l’identità territoriale mettendo in evidenza i punti di forza e di unicità di questo splendido patrimonio dell’UNESCO. Ciò avverrà attraverso modalità, obiettivi ed azioni finalizzati all’informazione, alla partecipazione non solo di altri enti volti al perseguimento del medesimo scopo, ma degli stessi cittadini, che mossi dal senso di appartenenza alla propria terra ed alla propria città, saranno invitati a proporre iniziative e coinvolti nella realizzazione delle stesse. Qualunque intervento, previsto sui vigneti e sui locali annessi allo scalone del Belvedere, lo si intende nel rispetto massimo delle specificità del sito, della sua storia e della sua vocazione produttiva.
Nello specifico, in relazione agli antichi vigneti della Torretta e del Pomarello, oltre a provvedere alle operazioni esposte nel paragrafo successivo e strettamente connesse all’attività vitivinicola, l’Azienda si prefissa anche la realizzazione di iniziative e progetti volti al coinvolgimento, all’aggregazione, all’informazione e miranti a restituire al vecchio sito borbonico il suo lustro, quali:
• Abbellimento dei vigneti, volti a suscitare stupore per la loro organizzazione in filari ben disposti all’estremità dei quali saranno poste, a scopo decorativo e preventivo, “piante spia”, in specie cespugli di rose colorate;
• Visite guidate, condotte da agronomi, enologi ed esperti nel settore, rivolte soprattutto a scolaresche, ma anche a chiunque abbia voglia di ampliare il proprio bagaglio di conoscenze con l’acquisizione di nozioni preliminari di questa vecchia arte. Esse volgeranno all’illustrazione e spiegazione dei vari processi poi culminanti nella realizzazione del prodotto finito.

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