Cara Dea, ti scrivo….
Da Raffaele Sgueglia riceviamo: Cara Dea quando avevamo solo 19 anni da compiere ed era il 1977 – avevamo appena fatto la maturità -entravamo nel PCI e venivamo assegnati a “stampa e propaganda”. Incominciavamo in modo furibondo a compilare tabelloni e a scrivere volantini oltre ad impegnarci nella distribuzione di documenti e scritti che ci provenivano dalla Federazione di Caserta. Eravamo molto giovani ma già letteralmente nauseati del modo di fare politica in paese degli altri, la cui unica occupazione era quella di rastrellare consensi e fare proseliti guadagnando adepti con il solo strumento clientelare laddove l’unico argomento che sembravano avere tutti era l’anticomunismo. I democristiani sapevano solo dire che l’unico socialismo possibile era quello realizzato ad est e in ispecie in Urss dove si reprimeva il dissenso degli spiriti più liberi, e inoltre che il mercato era superiore al piano economico perchè con la concorrenza esaltava la libertà di competizione economica e si rendeva più efficiente l’economia quanto al consentire la migliore soddisfazione dei bisogni di produzione e consumo e quanto al permettere più benessere per ogni cittadino. I socialisti invece diventavano proprio in quegli anni in cui sorgeva l’astro di Bettino Craxi critici del comunismo anche loro avanzando il tema dell’efficienza economica e poi denunciando i caratteri dispotici del socialismo che era sempre quello dell’est e sovietico. Ma i socialisti da noi detenevano l’amministrazione ed erano piuttosto scevri da pregiudizi nei confronti del comunismo e poi della dottrina marxista. Essi si servivano del comunismo per respingere gli attacchi della DC e per denunciare la corruzione presente nel partito dei cattolici il quale veniva additato come il partito che rappresentava le classi dominanti industriali e la sua corruzione veniva considerata tipica del capitalismo che occupa le istituzioni rappresentative e fa dello stato uno strumento per la difesa degli interessi del capitalismo stesso. Però si professavano critici e in fondo liberali anche se in maniera realistica. Ricordate Peppino Impastato? Noi vedemmo come proprio in quegli anni in cui lo Stato da una parte affrontava le faide del poteri con la strategia della tensione e dall’altra era connivente con le mafie, Peppino Impastato, impegnato con Democrazia Proletaria, veniva assassinato e che fosse assassinato dalla mafia per via delle trasmissioni pirata di “radio out” è favola insulsa. A Vitulazio c’era una specie di… quello, che si poteva pure uccidere ma era meglio fare le cose con “clamore silenzioso” chè sarebbe piaciuto alla gente e a chiunque. Anche qui “chigl” (quello ndr) poteva essere ridotto al silenzio. Ma poi al silenzio si sono ridotti loro stessi. E davvero! Il popolo si è impiccato all’albero verso cui tendeva la pargola e innocente mano. E i grandi bene la giustizia divina ha provveduto per molti e quella terrena provvederà agli epigoni sistemati da “dom” Pierino. Intanto però hanno razziato tutto in nome della libertà contro il totalitarismo comunista. E del mercato!