Villa San Michele, Capri: l’eremo di luce del medico venuto dal freddo
Axel Munthe (1857-1949) è stato uno scrittore e psichiatra svedese. È conosciuto principalmente per essere l’autore de La storia di San Michele, un racconto autobiografico romanzato della sua vita e del suo lavoro, il cui titolo si riferisce alla villa San Michele che egli si costruì ad Anacapri con l’aiuto di manovali del luogo. San Michele è un piccolo capolavoro di geniale architettura “spontanea”, o meglio “dilettantesca”, realizzata da un uomo di raffinata cultura, ed è visitata ogni anno da migliaia di turisti. “Una casa aperta al sole, al vento e alle voci del mare – come un tempo greco – e luci, luci ovunque”: è così che Axel Munthe descriveva Villa San Michele, la casa che costruì sull’Isola di Capri. Villa San Michele è un’abitazione sita nel comune di Anacapri, nell’isola di Capri. La villa prende il nome da una piccola cappella che sorgeva in epoca medioevale alla fine della Scala Fenicia nel territorio appunto di Anacapri. Il medico svedese scelse il punto più panoramico di Capri per costruire la sua villa: il versante nord-orientale di Anacapri, a 327 metri di altezza sul livello del mare, dove un tempo sorgeva una villa imperiale romana e una cappella medievale dedicata a San Michele. Munthe si dedicò per gran parte della sua vita alla costruzione della villa e del giardino. All’epoca i giardini di Capri erano pieni di reperti delle ville romane che affioravano dal terreno, i contadini la chiamavano “roba di Tiberio” e la regalavano spontaneamente al medico che la andava ad aggiungere alla sua collezione di reperti di epoca romana, etrusca ed egizia raccolti durante i suoi viaggi. Tra i principali oggetti che è possibile ammirare a Villa San Michele si trovano la testa di Medusa che adornava il tempio di Venere a Roma, oggetti di arte sacra medievale, mobili settecenteschi provenienti dalla Toscana, affreschi e sculture romane come il busto in marmo dell’Imperatore Tiberio, il tavolo con lastra marmorea in stile cosmatesco, il lampadario siciliano in ferro battuto e la sfinge egizia. Quest’ultima è diventata quasi un simbolo della dimora di Axel Munthe e si trova su uno dei punti più panoramici di tutta Villa San Michele. Si dice che poggiando la mano sinistra sulla Sfinge ed esprimendo un desiderio mentre si guarda il mare di Capri, questo desiderio si avvererà. Nel giardino si può ammirare una serie di piante caratteristiche della flora mediterranea – come le camelie, le ortensie, splendidi cespugli di rose, i pini e i cipressi – circondate da un tipico colonnato bianco con pergolato, uno dei tratti caratteristici delle ville locali. Inoltre, nel giardino si gode di una straordinaria vista del Golfo di Napoli. Villa San Michele oggi è un museo aperto al pubblico e d’estate ospita la rassegna musicale dei Concerti al Tramonto. Nel 1895 il medico svedese Axel Munthe si innamorò delle rovine di un’antica cappella del X secolo dedicata a San Michele, costituite da una volta sfondata ed alcuni muri diroccati, e volle acquistarla a tutti i costi. Mentre eseguiva i lavori di restauro rinvenne nel vigneto adiacente il rudere la presenza dei resti di un’antica villa romana; da questi attinse per adornare la nuova villa con numerosi reperti archeologici che tuttora si possono osservare nella costruzione originale di Munthe. Il restauro durò molti anni non solo per le difficoltà di costruire senza vie di comunicazione e di approvvigionamento, che non fossero pedonali, con la vicina Capri ed il mare, ma anche per le numerose vicissitudini della vita di Munthe, che più volte dovette partire lasciando incompiuta la sua fatica. La storia della sua vita è raccontata dallo stesso Munthe in una autobiografia, che ha voluto intitolare La storia di San Michele, e con la quale ripercorre anche le varie fasi del restauro. Pubblicato nel 1929, La Storia di San Michele si è rivelato uno dei libri più letti di tutto il Novecento. Il medico svedese tuttavia non abitò per molto tempo Villa San Michele, poiché una malattia agli occhi lo costrinse a ritirarsi nella meno luminosa Torre Materita, che pure fece restaurare. La villa quindi venne affittata alla marchesa Luisa Casati Stampa che vi condusse per molti anni una vita stravagante e a volte eccessiva. Alla sua morte, avvenuta a Stoccolma nel 1949, Munthe lasciò la villa in eredità allo stato svedese. E attualmente i suoi giardini fanno parte dell’associazione Grandi Giardini Italiani. Oggi essa è di proprietà di una fondazione svedese che l’ha trasformata in museo dove tra l’altro si svolgono, nel periodo estivo, suggestivi concerti di musica classica da camera. È inoltre, insieme alla Grotta Azzurra, il luogo più visitato di Capri. Il complesso risulta articolato su più livelli: lo studio è al primo piano mentre la loggia attraversa pergole e colonne per giungere ad un belvedere circolare che affaccia sul Golfo di Napoli. Nella Villa sono conservati reperti archeologici recuperati da Munthe a Capri, Anacapri e altrove, a volte donati da amici, come frammenti di sarcofagi, busti, pavimenti romani, marmi e colonne. Nel giardino c’è una tomba greca e una sfinge in granito domina dal belvedere tutta l’isola di Capri. Si tratta dell’oggetto della Villa sul quale si narrano più leggende; situata in fondo al portico della cappella, essa risale al regno di Ramsete, nel XIII secolo a.C. Tutto fa pensare che provenga dalla penisola italiana, ma non è chiaro come Axel Munthe ne fosse venuto in possesso. Ne La storia di San Michele racconta di averla trovata in campagna dove si precipitò al mattino dopo un sogno premonitore: “Tutto quello che avvenne è troppo strano e fantastico per essere tradotto in parole scritte, e poi non mi credereste se tentassi di farlo. Non so bene io stesso dove il sogno finisse e dove avesse principio la realtà. […] Interrogate la grande Sfinge di granito, che sta accovacciata sul parapetto della cappella di San Michele. Ma domanderete invano. La Sfinge ha mantenuto il suo segreto per 5000 anni. La Sfinge manterrà il mio.” Prima che la Sfinge egizia trovasse la sua attuale collocazione, al suo posto si trovava la Sfinge etrusca che fu successivamente collocata sulla terrazza accanto all’ingresso della cappella. La scelta della Sfinge come simbolo della Villa può essere stata ispirata dal poeta tedesco Jean Paul, molto amato da Munthe, che paragonò l’isola di Capri proprio ad una sfinge. Non si può venire a Capri e andar via senza aver dedicato un paio d’ore alla visita di uno dei gioielli storico-artistici dell’isola più famosi al mondo: Villa San Michele, la casa-museo che fu del medico svedese Axel Munthe. Era ancora un giovane medico quando Axel Munthe decise di realizzare i propri sogni ed ambizioni trasferendosi ad Anacapri, più tardi divenuta famosa in tutto il mondo grazie al suo libro “La Storia di San Michele”, tra i più tradotti al mondo. Da cultore dell’arte, filantropo ed amico degli animali Munthe visse a Capri più di 56 anni, dedicando quasi tutta la sua vita alla costruzione di Villa San Michele e del suo giardino, che divennero luoghi di villeggiatura di personalità di spicco di tutto il mondo, e a collezionare reperti di epoca romana, etrusca ed egizia raccolti durante i suoi viaggi e sull’isola. Situata sul versante nord-orientale di Anacapri, a 327 metri di altezza sul livello del mare, Villa San Michele vanta una delle viste più belle di tutta Capri, è stata edificata sulle fondamenta di una villa imperiale romana e di una cappella medievale dedicata a San Michele, da cui deriva il nome della residenza. L’amore per l’arte e per l’antichità del medico svedese si evince dai tanti reperti antichi dal valore inestimabile disseminati in tutta Villa San Michele: su tutti la testa di Medusa che adornava il tempio di Venere a Roma, il busto in marmo dell’Imperatore Tiberio e la sfinge egizia, divenuta ormai il simbolo della dimora. Se visiti Villa San Michele non puoi non appoggiare la mano sinistra sulla Sfinge ed esprimere un desiderio mentre si guarda il mare di Anche l’altra “creatura” di Axel Munthe riuscirà a toglierti il fiato: il giardino, massimo esempio della flora mediterranea. Camelie, ortensie, rose, pini e cipressi sono incorniciati da un tipico colonnato bianco con pergolato e in alcuni angoli si può godere di una straordinaria vista del Golfo di Napoli.