Alla scoperta del “Corpus Dominae”
In una società, come quella odierna, l’aspetto esteriore è ciò che apparentemente conta per affermarsi in un mondo fatto sempre più di competizione e voglia di emergere. Molto spesso ci troviamo a mostrare un’immagine di noi che non è quella reale a causa dei canoni che vengono proposti quotidianamente e che devono essere necessariamente seguiti se non si vuole essere emarginati. Questo è ciò che accade soprattutto alle donne che devono essere alla continua ricerca della “bellezza perfetta” senza alcun tipo di smagliatura e imperfezione e molto spesso compiendo molti sacrifici. Ma è davvero così? Bisogna essere perfetti fisicamente per sentirsi amati? Questo è ciò che Gianluca Della Corte si è posto come obiettivo nel suo Cortometraggio, che è possibile visualizzare sulla sue pagine ufficiali di Facebook e Instagram, intitolato “Corpus Dominae”, che ha presentato per il concorso della rivista Marie Claire. Gianluca è un giovane studente iscritto al Dipartimento di Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II proponendosi come studioso e analista della lingua e della cultura italiana, con la sua rubrica social de “L’Etimologo” guadagnando ampi riscontri da parte del web. Attraverso un’intervista Gianluca si racconta spiegandoci com’è nato il viaggio di Corpus Dominae:
– Come nasce l’idea di Corpus Dominae?
In realtà avevo in mente di realizzare qualcosa sul corpo già da un po’ di tempo: un’amica mi chiese di posare per uno shooting in cui i corpi fossero veri protagonisti e così accettai. Diventare interprete del mio corpo in quell’occasione mi ha dato la possibilità di capire che volevo guardare i corpi anche dall’altra parte dell’obiettivo. Così il caso è intervenuto dalla mia parte: la rivista Marie Claire ha presentato il progetto “BodyTelling-Corpo di Donna” in venti Università italiane tra cui la Federico II, dove attualmente studio.
– Come hai ricercato i diversi protagonisti?
Per me ha contato moltissimo, in questa circostanza, scegliere delle persone che conosco, perché mi interessava molto che si sentissero a loro agio: sono colleghi incontrati nel chiostro della sede del mio dipartimento a Porta di Massa in questi miei anni universitari e persone che ho conosciuto in occasioni altrettanto importanti della mia vita.
– Sei andato alla scoperta di qualche storia in particolare?
Non servivano storie particolari, ogni corpo è singolare. Mi serviva questo: che dicessero “Sì” prima al loro corpo e poi a me.
– Com’è nata l’idea dell’insoddisfazione fisica?
Se ti riferisci alle dichiarazioni di qualcuno, credo che oggi più che mai ci sia una grande insoddisfazione corporea, data da una discrepanza maggiore tra corpo ideale e corpo percepito. Siamo in una società bulimica di immagini, in una società del culto dell’immagine.
– Quale storia del tuo cortometraggio ti ha colpito?
Ogni storia mi ha colpito. Qualcuna l’avevo letta sottopelle, qualcun’altra no: essere stato il destinatario privilegiato delle loro confessioni e trovare il modo più degno per offrirle agli altri è stata un’esperienza che mi ha reso felice.
– Perché partire dall’idea di “sacrificio” all’inizio del video?
Il sacrificio è semplicemente quello che l’uomo compie ogni giorno. Per stabilire un contatto con la nuova divinità- tutti ci stiamo professando atei, ma adoriamo una divinità più astratta e più presente priva di caratteri antropomorfi-compiamo un sacrificio. Per sacrificio non intendo dire le ore spese in palestra o nelle settimane della dieta, ma l’uccisione di una parte di noi; la ricerca di un pezzo di corpo da rendere vittima offerta all’Immagine. Il sacrificio è la rinuncia a quella parte di sé che stona con la religione (intesa come venerazione del sacro). Le protagoniste di Corpus Dominae, però, ad un certo punto profanano quel sacrificio: l’animale spaventosamente scuoiato viene posto sul marmo con sdegno, ripudio e davanti allo specchio potranno dire, seppure ancora sussurrate, le loro diverse verità.
– Pensi che tutto questo sia realizzabile?
Non lo so. Il cinema è un sogno che ti lascia delle sensazioni al risveglio, puoi esorcizzarle o seguirle. La fortuna poi sta nel fatto che puoi rivedere quel sogno.
– Gianluca sei soddisfatto del tuo aspetto?
Sostanzialmente sì. Faccio capricci a volte perché sono un perfezionista, uno che ama le sfide. Sicuramente tutti siamo influenzati da certe culture, ma avere un certo grado di consapevolezza di ciò che siamo e ciò che vogliamo essere può aiutarci molto.
– Cosa consigli a chi è insicuro di sé e del proprio aspetto?
L’ho detto nel mio cortometraggio: Provando ad amare divinità che ci vogliono come noi ci sentiamo.