Fauves
Il dipinto Femme au chapeau (Donna con cappello) del poliedrico artista Henri Matisse di Le Cateau-Cambrésis è considerato tra i modelli ante litteram del fugace movimento estetico Fauves: attualmente il ritratto è conservato negli Stati Uniti d’America presso il San Francisco Museum of Modern Art per donazione di Elise Stern, moglie di Walter Haas Sr. Il fauvismo nacque agli inizi del XX secolo e mirava all’introduzione di elementi innovativi nelle espressioni artistiche del passato, che embrionalmente si intravedevano già nel tardo impressionismo. Lo Style Guimard francese e l’École de Nancy, aspetti della corrente artistica dell’Art Nouveau di fine ‘800 e inizi ‘900, erano di orientamento naturalistico e la realtà era tutt’altro che intangibile; anche il simbolismo moréasiano metteva l’accento su valori ascetici e intimistici dando importanza alla coscienza e all’emozione soggettiva. Nel 1905, durante l’esposizione del Salon d’Automne d’Oltralpe, mostra di novità artistiche e rinnovamento dei modelli estetici precedenti, furono presentati dipinti dalle forti gradazioni di colore e intensità veementi: il critico d’arte Louis Vauxcelles, in visita all’expo, nel vedere la rassegna delle tele, espresse un giudizio sfavorevole e apostrofò il sito espositivo come “cage aux fauves”, cioè “una gabbia delle belve”; il suo collega recensore Camille Mauclair, nome d’arte di Séverin Faust, ha definito la tendenza artistica sul quotidiano francese Le Figaro come “Un pot de peinture jeté à la face du public” (“Un barattolo di pittura lanciato in faccia al pubblico”). Tra gli artisti aderenti al movimento d’avanguardia, oltre a Matisse, vanno citati nomi del calibro del catovien André Derain e del parigino Henri Charles Manguin. In realtà i Fauves non realizzarono mai un programma culturale dettagliato con un manifesto normativo, ma furono una corrente spontanea il cui fil rouge fu la purezza esasperata degli abbinamenti cromatici e la giustapposizione delle scale dei colori puri di vongoethiana memoria: il colore, anche artefatto, doveva suscitare una reazione emozionale, e i contrasti chiaroscurali di luci e ombre non vennero utilizzati. Il pennello ritraeva ricercati artifici visivi come vermiglie sembianze antropomorfe, e la coraggiosa impostazione era tesa a creare reminiscenze primigenie e concordanze nelle combinazioni estetiche. I Fauves dipingevano senza tener conto della terza dimensione, e le immagini erano essenziali nel tratto perché veniva superata l’accezione del valore contenutistico dell’opera stessa: la forma concreta, caratteristica del figurativismo, cedeva il passo a una nuova decrittazione visiva dell’esistenza e al significante visuale del quadro. Il movimento delle “belve”, rifiutando la cultura istituzionale, si pose come antiaccademico per eccellenza: i giusti rapporti e le simmetrie vennero considerati liberi ed originali, l’ingombro degli spazi indipendenti dalla realtà oggettiva, le gamme cromatiche dissone e briose, e tutto in nome di una trasmissione comunicativa lontana dalla tradizione della logica del pensiero, emozionale ed inconscia.