La matrice siciliana del Jazz
In Louisiana, parallela alla Storia vera e terribile tra Sicilia e America che ci ha raccontato Enrico Deaglio, con l’Ottocento che sbiadiva nel nuovo secolo non ancora breve, i siciliani, bollati dal pregiudizio dei sociologi italiani che li descrivevano selvaggi e inferiori rispetto ai nordici, di storie ne scrivevano altre che vale la pena ritenere.
Una di queste origina dalla partenza di una delle “Navi-Palermo” che facevano la spola tra la Sicilia e New Orleans. A forza di carichi di mille partenze a viaggio, la Sicilia perse in pochi anni un terzo della sua popolazione, gli Scappati, indotti a partire dalla ferocia del nuovo occupante savoiardo, riprodussero la loro Isola mediterranea in un contesto non troppo migliore dall’altra parte del mondo.
Tra questi i giovani coniugi La Rocca, di Salaparuta, che desiderosi di riscattarsi da una condizione disgraziata, si insediarono nella parte che segue il corso curvilineo del Mississippi a lavorare sodo adattandosi a diversi mestieri, tra cui il calzolaio era solo il principale.
Girolamo La Rocca aveva portato con sé la cornetta che suonava giovanissimo nella banda del paese, e doveva essere una passione forte quella della musica se riuscì a trasmetterla a tutti e quattro i suoi figli, Rosario, Nick, Antonia e Maria, che impararono presto a suonare uno strumento musicale. Nick, in particolare, rivelò presto un talento eccezionale che però lo distraeva dal percorso che papà Girolamo aveva immaginato per lui, un futuro da medico, e così proprio il padre/precettore osteggiò questa sua naturale inclinazione.
Nick La Rocca è però di carattere tenace e tra gli studi, e i primi lavori, tenne la cornetta sempre a portata di mano e sempre viva la passione, favorita da un contesto dal punto di vista musicale vivacissimo come era quello della New Orleans di allora. Un autentico melting pot nel quale poté incontrare tanti altri musicisti con cui si confrontò suonando nelle loro band, fino ad approdare in quella di Jack Laine (anche lui di origine siciliana), il musicista bianco più apprezzato del momento.
Il batterista Johnny Stein nel 1915 lo volle nella sua formazione, la popolarità non tardò ad arrivare ed il successo di pubblico faceva riempire tutti i locali in cui si esibivano, portandoli fino a Chicago. Fino a che…
… e qui la storia è controversa, perché non è chiaro se Stein lasciò la band oppure se Nick portò via alla band originaria un paio di componenti (Eddie Edwards e Henry Ragas). Fatto sta che Nick formò la sua Original Dixieland Jass Band sostituendo Johnny Stein con un altro batterista di talento: Tony Sbarbaro, manco a dirlo, di sangue siciliano pure lui nelle vene. Arrivarono ad incidere nel 1917 il primo disco Jazz della storia, un 78 giri che aveva da una parte Livery Stable Blues e dall’altra Dixieland Jass One Step, un primato siciliano e un successo da un milione di copie vendute, più di Caruso. Ma se il carattere portò Nick ad essere riferimento per tanta parte del mondo del jazz, influenzando perfino lo stesso Louis Armstrong, lo stesso carattere egocentrico gli rese ostile gran parte dei musicisti della minoranza afroamericana dalla quale il jazz prese la sua originaria forma.
Al talento di Nick La Rocca e di tanti altri musicisti immigrati dalla Sicilia va senza dubbio il merito di aver stravolto la musica del novecento reinterpretandone i canoni, facendo fare al jazz il salto di qualità e portandolo, fuori dal ghetto, nella nascente industria discografica internazionale.