Il Teatro di Epidauro
L’antica Epidauro, località del Peloponneso nota alla vetusta civiltà greca per l’asclepeion (tempio di guarigione) consacrato al Dio Esculapio, è il luogo dove è stato edificato un teatro famoso per la massima eccellenza della sonorità e della propagazione del suono. Lo scrittore Pausania il Periegeta attribuisce la sua costruzione allo scultore argivo Policleto il Giovane e ne esalta la progettazione dell’acustica architettonica. Studi recenti hanno dimostrato che sono gli spalti a scalera, possedendo caratteristiche retroriflettenti, ad agevolare il fenomeno della diffrazione, e consentono l’eliminazione dei suoni a bassa frequenza. L’arena, oltre ad avere funzioni di odeon, rispondeva ad esigenze taumaturgiche nelle pratiche religiose dedicate al figlio di Apollo, in quanto drammaturgia, azioni orchestiche e manifestazioni teatrali venivano considerati come procedimenti con proprietà terapeutiche. Il teatro è stato edificato su di un colle declive e il pubblico prendeva posto nei 22 settori del klimax, la parte alta del koilon (spalti), e nelle 12 aree della proedria, la parte bassa della cavea (gradinata), suddivise da un passaggio di nome diazoma. La Parterre de rois, ovverosia il gruppo degli spettatori d’eccezione, prendeva posto negli spalti situati in prossimità dell’orchestra, il luogo che consentiva la partecipazione del corifeo e dei coreuti, attori che interpretavano simultaneamente il ruolo di un carattere collettivo. L’orchestra è cinta dall’èuripos, un’opera idraulica per la rimozione delle acque. Infine la skenè (scena) preceduta dal logeion, il palcoscenico, e dal proskenion, lo spazio prospicente la piattaforma sopraelevata. Le paraskenie (parasceni) permettevano agli artisti l’entrata in scena, mentre gli eisodoi (corridoi laterali) consentivano loro di entrare nella zona dell’orchestra. La skenè è stata costruita in due momenti storici diversi: un primo è databile intorno al termine dell’anno 400 a.C., mentre il secondo è riconducile pressappoco all’anno 150 a.C. Un evento sismico del VI secolo d.C. produsse danni ingenti e l’arena fu completamente ricoperta di detriti: nel 1881 il Prof. Panagiòtis Kavvadìas, archeologo greco e docente presso l’Università di Atene, effettuò scavi al sito dell’anfiteatro policletiano, e successive operazioni di ripristino sono state eseguite dallo stesso Kavvadìas, dall’Architetto ellenico Anastàsios Orlàndos e da una commissione istituita per il mantenimento dei beni della prisca citta dell’Argolide. Il soprano newyorkese Maria Callas fu la primadonna della tragedia lirica “Norma” del compositore siciliano Vincenzo Bellini, opera rappresentata al Teatro di Epidauro nel 1960, e l’anno successivo partecipò alla messa in scena dell’opéra-comique (opera comica) “Medea” del compositore fiorentino Luigi Maria Cherubini, uno dei massimi esponenti del classicismo musicale italiano. Nel 1988 l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura ha dichiarato il politeama di Epidauro patrimonio dell’umanità.