Un abbraccio alla Benemerita: quella divisa che unisce l’Italia

In un Paese costruito sul sudore di donne e uomini che con dignità e serietà hanno superato momenti a dir poco tragici, dalla Grande Guerra al secondo conflitto mondiale passando per gli anni di piombo, le crisi economiche, i tanti disastrosi terremoti e uno sviluppo industriale cinicamente pericoloso per diversi pezzi della penisola, il segno distintivo dell’Unità, il collante sociale per eccellenza, nonostante lo si dica poco, è sempre stato racchiuso, rappresentato e conservato dalla Benemerita e dalla sua conosciutissima divisa. Da tempi letterari quasi immemori, si voglia solo ricordare Collodi ed i suoi Carabinieri nella famosissima storia di Pinocchio, la serietà di un popolo, le sue regole morali, la rettitudine, il rispetto dello Stato e del bene comune è sempre stato associato a quegli uomini e, da diverso tempo, donne che indossano non solo un’elegante uniforme ma piuttosto un Valore. I Carabinieri non sono un’Arma, un sistema di anticorpi o una forza repressiva. I Carabinieri sono nostri fratelli, mariti, madri, sorelle, nipoti, zii o amici che vediamo giornalmente nelle nostre case fino al momento di tirar su la divisa e andare a lavorare. Da quel momento sono la mano tesa della nostra terra al suo popolo, le braccia che salvano, le sirene che rassicurano, le voci che calmano, la fermezza che protegge e, purtroppo, il sangue che scorre come sacrificio sull’altare di una follia umana che pare non avere mai fine. Da una parte il bene, dall’altra il male. Da una parte lo Stato, dall’altra criminali di ogni razza, età e religione. La ragione contro la follia, la normalità della vita e della convivenza civile contro l’irrazionale voglia di caos, violenza e morte. Un’altra divisa è stata macchiata, un altro fratello è caduto. I nostri ringraziamenti non sono più sufficienti. Non ci si può nascondere dietro il pianto e la riconoscenza. Il dovere non è solo nella divisa. Il dovere è nella moralità, nell’insegnamento ai figli, nel contribuire da cittadini alla convivenza civile quotidiana e, soprattutto, nell’isolare il male come comunità. Un altro fratello è caduto. Non è solo colpa di una mano assassina. È colpa nostra!

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