Ritratto d’uomo con medaglia di Cosimo il Vecchio de’ Medici
Le Gallerie degli Uffizi di Firenze conservano capolavori dal pregio inestimabile e raccolgono le opere delle firme più autorevoli del panorama artistico mondiale, come quelle, tra le altre, del toscano Giotto di Bondone, del Caravaggio, del Maestro d’Arte fiammingo Pieter Paul Rubens e dell’incisore tedesco Albrecht Dürer. Tra le opere più preziose, la tempera su tavola “Ritratto d’uomo con medaglia di Cosimo il Vecchio de’ Medici” del celeberrimo artista fiorentino Sandro Botticelli, dipinto realizzato intorno all’anno 1475. Il ritratto, dapprima considerato adespoto, fu attribuito al pittore pratese Filippino Lippi, allievo del Botticelli, e successivamente ascritto all’autore dei noti dipinti “Primavera” e “Nascita di Venere”, simboli paradigmatici ed indiscussi del Rinascimento del “bel paese”. Il quadro rappresenta un uomo dalla capigliatura fluente che mostra il verso di una medaglia raffigurante il Pater Patriae Cosimo di Giovanni de’ Medici: nato nel 1389, fu un’importante personalità politica di Firenze, per il quale, verso la metà del XV secolo, fu creata una fusione commemorativa in bronzo, visibile oggi al Museo Nazionale del Bargello, attribuita da alcuni esperti all’incisore fiorentino Niccolò di Forzore Spinelli, da altri al medaglista toscano Bertoldo di Giovanni. Poco si conosce della persona ritratta dal Filipepi e sulla sua identità sono state formulate numerose congetture riportare nei repertori ufficiali e nei saggi di storici dell’arte: tra le altre supposizione anagrafiche, sono stati fatti i nomi di Piero lo Sfortunato, Giovanni, e Piero il Gottoso, tutti appartenenti all’aristocratica famiglia de’ Medici. L’outfit scuro e il copricapo cremisi della persona raffigurata ne rivela l’appartenenza al benestante ceto sociale borghese della “Città del Giglio”. Chiari gli influssi dell’Accademia neoplatonica, ente istituito a Firenze dall’umanista Marsilio Ficino: nel dipinto è evidente il virtuosismo della ricerca delle armonie e degli equilibri, delle simmetrie figurative del protagonista e gli elementi del contesto scenico, in nome di quel modello concettuale conforme al canone di venustà promosso dall’istituzione ficiniana. La maestria dell’artista si enuclea anche dalla sensazione introspettiva che lo spettatore prova guardando lo stato d’animo del piglio del giovane notabile. Presso il Museo Reale di Belle Arti del Regno del Belgio è conservato un olio su tavola del pittore di Seligenstad Hans Memling che presenta analogie e affinità con il dipinto botticelliano: si ravvisano rassomiglianze e similarità nella raffigurazione del personaggio, nella presentazione in mostra della medaglia commemorativa, e nel contesto naturale dello scenario. Anche in questo caso il pittore dell’Assia non ci fornisce indicazioni sulle generalità del protagonista.