La leggenda del Delfino Simone e del bambino. Storia di una vera amicizia

La leggenda del Delfino Simone, è un racconto tramandato da Plinio il Vecchio nella sua Historia Naturalis, in cui narra la storia di una vera amicizia tra un delfino e un bambino, ambientata nei Campi Flegrei.
Il Delfino Simone è un racconto popolare per molti sconosciuto, inserito tra gli scritti di Plinio Il Vecchio, nella sua «Historia Naturalis» il più famoso trattato naturalistico concepito in forma enciclopedica nel 77-78 d.C.
Il luogo in cui è ambientato il racconto è la terra dei Campi Flegrei, dal greco «Campi Ardenti» il cui nome sin dall’antichità sottolineava la grande quantità dei fenomeni vulcanici e delle attività sismiche del territorio, considerato fin d’allora «terra magica» e misteriosa, ovvero l’accesso al mondo degli Inferi; una felice commistione tra acqua e fuoco celebrata nel mito e nella storia, scenario di incanti e di bellezze naturalistiche, centro di leggende e creature divine dove anche il sacro rafforza la sua presenza.
E’ la terra mitologica della Sibilla Cumana, di Enea, Anchise, Ercole e delle numerose terme romane di Agnano e Bagnoli, dei divini templi di Pozzuoli e di Baia, dell’Anfiteatro Flavio, dei vulcani sommersi ed emersi tra cui la Solfatara, e dei piccoli laghi di Lucrino, Averno, Miseno e Fusaro che donano al territorio quel fascino ancestrale e di meraviglia. Suggestioni da apprezzare in silenzio.
Il racconto del Delfino Simone è ambientato all’interno dei Campi Flegrei, sulle sponde del Lago Lucrino e ci permette di attraversare i secoli fino a giungere nell’antica Roma, dove incontriamo il suo autore, Plinio il Vecchio, il quale aveva ricoperto importanti cariche militari e civili per l’Impero romano stabilendosi infine a Miseno, assumendo il ruolo di comandante militare e governatore provinciale romano, e dedicandosi insaziabile alla scrittura e alla conoscenza. Dai suoi scritti ci giunge questa storia.
Simone era il nome di uno splendido Delfino che fu chiamato così da un giovane fanciullo che abitava sulle sponde del Lago Lucrino; il bambino di umili origini, rimase incantato dalle prodezze dell’animale dai volteggi agili e veloci che proiettava sullo specchio d’acqua; tra un gioco e l’altro, nacque un legame d’amicizia così profondo e sincero.
Da allora i due divennero inseparabili: il Delfino Simone ogni giorno accompagnava sul proprio dorso il bambino per traghettarlo verso Pozzuoli, lungo il percorso che separava la casa da scuola e viceversa.
Bastava fare il suo nome che egli subito accorreva e si cibava del pane che il bambino portava fra le sue mani, accarezzandogli il muso e le pinne dai cui partivano felici guizzi.
Intenso era il loro legame che durò per alcuni anni e tutti conoscevano la loro fantastica storia, fin quando un giorno accadde una disgrazia: il giovane fanciullo si ammalò di un’improvvisa malattia e morì precocemente senza riuscire a vedere e a salutare il suo inseparabile amico.
Intanto il Delfino Simone continuava a presentarsi puntuale sul posto ogni giorno per traghettare il fanciullo fino a scuola, con la speranza di incontrarlo e di trascorrere del tempo insieme, giocando come sempre tra le acque e compiendo acrobazie nel vento. Quando intuì della perdita del giovane amico, anche Simone si fece prendere da una profonda tristezza e si lasciò morire dal dispiacere a distanza di poco.
Agli occhi degli altri, se pur questa storia possa sembrare inverosimile, è grande testimonianza di come possa esistere un’amicizia così speciale e profonda tra uomo e animale, un legame antico a cui bisogna far ritorno.
Fonte: http://www.archeoflegrei.it/il-fanciullo-e-il-delfino/

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