“I have a dream”
Questo è il titolo del celebre discorso del più importante leader delle battaglie per i diritti civili dei neri negli Stati Uniti, Martin Luther King, che ebbe luogo davanti al Lincoln Memorial di Washington, il 28 agosto 1963. Ma di quale sogno parla M.L. King?
M.L. King nacque il 15 gennaio 1929 ad Atlanta, negli Stati Uniti.
Sin da piccolo non riusciva a capire perché venisse escluso dai giochi dei suoi vicini, e perché a molti suoi compagni fosse vietato parlare con lui. Tuttavia, l’episodio folgorante fu l’arresto di Rosa Parks, la cui motivazione fu la negazione di cedere il suo posto ad un bianco. Esso spinse Martin Luther King ad intraprendere missioni in tutti gli Stati Uniti volte a sensibilizzare l’opinione pubblica su temi nevralgici, riguardanti non solo i diritti fondamentali degli afroamericani, ma anche la promozione del rispetto e della dignità umana.
Queste missioni ebbero come momento iconico l’illustre discorso “I have a dream”. Quel sogno di cui parlava era stato formulato in occasione della marcia “per il lavoro e per la libertà”, organizzata da egli stesso. Esso consisteva innanzitutto nel fatto che i suoi figli potessero vivere in una nazione in cui non sarebbero stati giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere.
Quest’anno sono ben novant’anni dalla nascita di quest’uomo, un uomo che ha passato la sua vita a proteggere coloro che venivano denigrati, diffamati, a costo della sua stessa vita. Nel mese di aprile dell’anno 1968, infatti, egli si recò a Memphis per partecipare ad una marcia a favore degli spazzini della città (bianchi e neri), che avevano scioperato. Mentre, sulla veranda dell’albergo, si intrattenne a parlare con i suoi collaboratori, dalla casa di fronte vennero sparati alcuni colpi di fucile: Martin Luther King cadde riverso sulla ringhiera e morì pochi minuti dopo.
Nonostante i grandi e significativi progressi che vi sono stati, soprattutto grazie a quest’uomo, il cammino verso la realizzazione di tale sogno è ancora lungo e tortuoso.
Per quanto concerne l’Italia, possiamo reputarci abbastanza fortunati, in quanto i diritti umani sono riconosciuti nel loro insieme nell’articolo 3 della Costituzione, che attribuisce a tutti i cittadini pari dignità sociale davanti alla legge, senza alcuna distinzione di sesso, razza, lingua, religione ed opinioni politiche.
Tuttavia, c’è ancora molto lavoro da fare, sia nei Paesi più ricchi ed industrializzati del Nord del Pianeta, dove bisogna sensibilizzare l’opinione pubblica su questioni come la pena di morte e lo sfruttamento, sia nei Paesi poveri e in via di sviluppo dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, nei quali vi sono carenze igienico-sanitarie, miseria, analfabetismo.
In definitiva, quindi, possiamo ritenerci abbastanza, ma non del tutto, soddisfatti. Dopo più di cinquant’anni dal discorso di Martin Luther King, la sua eredità non è andata perduta, e l’eco delle sue parole continua a risuonare nella testa di molte persone.
Il sogno continua.