Ricercatori e studiosi in visita alla GROTTA DEI SANTI e all’antica città di CALES
Nei giorni scorsi La Grotta dei Santi e alcuni monumenti dell’antica città di Cales, strutture ricadenti nel territorio del Comune di Calvi Risorta, sono state oggetto di visita da parte di attenti e meticolosi studiosi del settore: Renzo Infante, professore associato di Storia del Cristianesimo, Filologia ed Esegesi Neotestamentaria del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Foggia e Michele del Giudice, residente nel capoluogo dauno, con esperienza maturata nei paesi arabi come Projet Manager e “pellegrino” dei grandi cammini storici (Santiago, Mont Saint Michel, Gerusalemme), ricercatore e realizzatore di interessanti percorsi culturali nonché fondatore e gestore dell’ostello dei pellegrini nella città di Troia (FG). I predetti sono stati ospiti di Mons. Giuseppe Leone (legati da vecchia amicizia e stima), guida spirituale della parrocchia di San Paride in Teano Scalo, insieme al Dirigente Scolastico Andrea Izzo, al Professore Pasquale De Stefano e alla guardia venatoria dell’Amministrazione Provinciale di Caserta Mimì Annibale Zona. Il prof. De Stefano, esperto e cultore di arte e profondo conoscitore dei “meandri” dell’antica e importante città di Cales e di altri monumenti del circondario, ha guidato la visita alla Grotta dei Santi, al Teatro romano, alle Terme centrali e alla Cattedrale romanica di Calvi Risorta.
Al termine di un percorso, per niente agevole, tra grossi rovi e fitte sterpaglie, si è presentato l’ingresso della Grotta dei Santi che è rivolto a Sud-Ovest e funge anche da lucernaio. Si è sceso nella grotta attraverso otto gradini che hanno immesso nel braccio principale che è lungo 17 e largo 4,60 metri. In fondo al braccio i visitatori hanno constato l’esistenza di un rudimentale abside con un avanzo di antico altare, tutto scavato, come la grotta, nel tufo. Il prof. De Stefano, con dovizia di particolari storici, pittorici e artistici e con terminologia pertinente, si è soffermato sulla configurazione del pavimento che si presenta in forma lastricata e alcuni studiosi sostengono che in origine il suo livello era superiore a quello attuale. Nell’informe abside, in alto, hanno ammirato la raffigurazione del Cristo seduto in trono e ai lati del Redentore gli Angeli, Gabriele e Michele, e i Santi Apostoli Pietro e Paolo ed altri Santi: San Tommaso, San Giuliano, San Martino e San Nicola e alle pareti laterali le raffigurazioni della Vergine Maria con in grembo il Bambino e con le braccia aperte in atto di preghiera, la Crocifissione, San Giovanni Battista, San Giovanni Evangelista, il martirio di San Lorenzo, Santa Barbara e San Castrenzo. Tutti i nomi dei Santi e delle persone longobarde che avevano commissionato gli affreschi sono scritti con caratteri gotico-longobardi. Purtroppo molte iscrizioni e parte delle figure non si riconoscono più a causa dei raschiamenti, umidità, fumo e pezzi di legno che i fedeli infissero ai piedi delle figure maggiormente venerate per tenervi accese grosse lucerne. Molti affreschi sono sfigurati e altri coperti da calce per l’insano gesto compiuto, alcuni decenni or sono, da un “sedicente” santone e molti altri sono stati trafugati da vandali sconosciuti e da soggetti dediti al remunerato traffico di opere d’arte. A conclusione della visita alla Grotta il prof. De Stefano ha socializzato che circa 40 anni fa una studiosa elvetica ha scritto che “Tra tutti gli edifici religiosi rupestri della Campania la Grotta dei Santi è quello più conosciuto”. I visitatori hanno dovuto, purtroppo, constatare che oggi è tra quelli più danneggiati ed è completamente abbandonato ad un sempre più rapido degrado.
A seguire il gruppo ha compiuto una visita breve all’antica città di Cales ove ha ammirato, in località Grotte, il Teatro romano, struttura risalente al II secolo a. C., con pianta a semicerchio e dodici arcate interne e dalla parte più antica del Teatro sono risultate visibili le fondamenta a grossi blocchi di tufo squadrati e alle adiacenti Terme centrali, risalenti al I secolo a. C., costruite prevalentemente in opera quasi reticolata, con il prospetto ornato di semicolonne a basi attiche e capitelli ionici ma, purtroppo, ha dovuto constatare che di tale struttura restano solo poche tracce. L’interessante visita si è conclusa davanti alla Cattedrale romanica del secolo XI che custodisce, al suo interno, importanti opere d’arte tra le quali la Cattedra episcopale, l’Ambone di San Casto, la Pala d’altare, la Sagrestia, la Cripta con 21 colonne di graniti e pregiatissimi capitelli.
La visita ricca di arte, fede storia e tradizione grazie alla consueta, sincera e riconosciuta disponibilità di Mons. Leone (Don Peppino per gli amici), si è conclusa in un noto ristorante dell’amena, fresca e verdeggiante vicina cittadina di Rocchetta e Croce, per la consumazione di una gradita e gradevole “agape fraterna”.