MUSMA – emblematica per Matera, Capitale europea della cultura 2019

Da “vergogna nazionale” a patrimonio Unesco
Il primo a denunciare la situazione postbellica di Matera, dove povertà, arretratezza e mancanza delle più elementari norme igieniche caratterizzavano la vita degli abitanti dei Sassi fu lo scrittore Carlo Levi nel celeberrimo Cristo si è fermato a Eboli, pubblicato nel 1945. Ora la sua rievocazione di “città colpita dalla peste” si trova illustrata plasticamente nel Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna della Basilicata ospitato dal Palazzo Lanfranchi di Matera: i Sassi materani erano un groviglio di case sovraffollate, sporche, in cui mancano le più elementari condizioni sanitarie per vivere degnamente, a partire dalla mancanza di fogna e di acqua corrente. Secondo le statistiche, la mortalità infantile raggiunse a Matera una percentuale catastrofica, basti pensare che su 1000 bambini nati 463 nascevano morti, contro la media nazionale ferma a 112. Ma la qualifica di “vergogna nazionale” usata da Togliatti dopo il sopraluogo del 1948 si accosta non solo alle grotte dei Sassi ma anche al Palazzo Pomarici (sec. XVII) posizionato proprio nel Sasso Barisano che ora ospita il Museo della Scultura Contemporanea di Matera (MUSMA). Le sue “cento stanze” disposte su due piani di diversissime dimensioni usate per secoli come cantine e depositi di granaglie, di cui alcune sono enormi, suggeriscono molto bene la cultura dell’abitazione di Matera. Abbandonato dai suoi proprietari e dai loro numerosi eredi più di cento anni fa, ha “usufruito” non solo della nazionalizzazione promulgata dalle leggi 619/52 e successive e del conseguente restauro ma, soprattutto, dalla nuova gestione affidata alla Fondazione Zétema che lo trasformò in una grande raccolta di scultura contemporanea approfittando dal suggestivo ambiente scavato nella roccia, dai tanti spazi e anfratti sorprendenti in cui le opere d’arte son giustamente collocate. Singolare dunque il suo doppio aspetto: gli ambienti antichi scavati nella roccia assieme alle opere d’arte ospitate – maggiormente scultoree, appartenenti ad artisti contemporanei; i due aspetti si sposano perfettamente e l’uno valorizza l’altro. Il contesto (un palazzo nel cui cortile si accede tramite porte forgiate – veri e propri capolavori di Kengiro Azuma) – e l’allestimento semplicissimo, rendono le opere d’arte un pezzo unico, così inseriti negli ipogei o nei cortili del palazzo gentilizio.
Ai grandi nomi dell’arte italiana contemporanea e alle loro opere esposte tra le più rappresentative (Pomodoro – Estate, Manzù – Tondo per Spoleto, Wolf – Bozzetto per monumento Ravera, Paladino – Argo, Nausicaa, …) si aggiungono opere scultoree occasionate dalla degna incombenza materana di “Capitale europea della cultura”, in primis la raccolta diffusa REAL.M dello scultore locale Saverio Todaro – Adamo ed Eva, Power to the People, Limbo, Game Hunter – l’ultima in terracotta con quattro versioni di varie dimensioni. Una sorpresa è la mostra Anche quando l’alba non c’era del famoso street artist venezuelano Luis Gomez de Teran dedicata completamente a Matera. Concepita e prodotta in loco durante i due mesi di residenza, consiste in sculture che si appellano a tecniche innovative come la combinazione tra gesso e plexiglass, magari dipinto – venendo così incontro alla tecnica preferita attualmente dall’artista, passato dai graffiti di gioventù alla pittura. Nascono così, tra le altre, La Madonna dell’umido e La pietra scartata che – solo loro – richiederanno una ulteriore proroga della mostra oltre l’attuale scadenza: 22 settembre.

Condividi questo articolo qui:
Stampa questo post Stampa questo post