A Venezia “The Burnt Orange Heresy”
Da poco conclusasi, la 76esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia ha visto partecipazioni importanti ed accattivanti cortometraggi, tra abiti da sogno e la romantica atmosfera della laguna.
Numerosi sono stati i film presentati, ma altrettanto numerosi quelli fuori concorso. Si sono distinti in particolare “The New Pope”, che ha visto la regia di Paolo Sorrentino; “ZeroZeroZero”, tratto dal romanzo di Roberto Saviano, e ancora “La mafia non è più quella di una volta” di Franco Maresco, che con verismo ha dipinto la realtà siciliana.
In campo internazionale invece sono approdati in sala “Ad astra”, fantascientifico di James Gray con l’interpretazione di Brad Pitt; “Ema” di Pablo Larrain, dai toni melodrammatici smorzati dalla componente del musical; “The perfect candidate” che ha descritto con la regia di Haifaa Al Mansour, la società maschilista e le restrizioni del mondo arabo, e ancora “The painted bird”, una collaborazione ceca-slovacca-ucraina, che tratta lo struggente periodo della Seconda Guerra Mondiale.
Epilogo delle proiezioni il lungometraggio di Giuseppe Capotondi “The Burnt Orange Heresy”, scelto dall’omonimo romanzo di Charles Willerford, che tratta il tema dell’inganno nell’arte.
La trama parla di un critico d’arte, James, che, caduto in disgrazia, allevia l’insoddisfazione tenendo lezioni ai turisti, ma a dare una svolta alla sua vita ci penserà Berenice, una giovane americana originaria del Minnesota che trascina il protagonista in un’ambiziosa scalata al prestigio presso il lago di Como e dopo aver conosciuto un ricco mercante d’arte, Joseph Cassidy, propone a James di incontrare il dannato Jerome Debney, la cui fortuna artistica è andata in fumo a seguito di un incendio.
La realtà artistica descritta, in breve tempo si dimostrerà enormemente diversa da quella che si prospetta dinanzi ai due giovani, una realtà acerba e insidiosa quella dell’arte, mai priva di arcani o incantevoli scoperte.