Con Greta Thunberg il terribile fenomeno del Green washing ha vinto definitivamente!
L’era del Global Warming è arrivata da tempo. In alcune zone dell’India, come pure del Giappone, volendo escludere l’Africa per ovvie ragioni geografiche, da diversi anni si registrano ondate di calore che raggiungono addirittura i 50 °C. In Europa, tra ghiacciai sciolti, frane, bombe d’acqua, grandinate da film horror e tempeste di fulmini, non ce la passiamo certo meglio. Anzi, soprattutto nel fragile territorio nazionale abbiamo assistito, e continuiamo ad assistere, ad un’incredibile quantità di fenomeni climatici estremi che mai avremmo immaginato. Se il riscaldamento globale, quindi, è un fenomeno assolutamente assodato, nonostante i circa 500 scienziati disallineati dal “resto del mondo”, pare ancora lontano il momento in cui finiremo di seguire pubblicità ingannevoli che, da decenni, cercano di venderci soluzioni per l’Umanità, miracolosi prodotti sponsorizzati con termini “green”, “lavati nel fiume del marketing” e ossessivamente presentati come educazione comportamentale che proprio non vogliamo seguire. Beh cari amici lettori, sappiate che se il riscaldamento globale è cosa sostanzialmente recente, l’odioso fenomeno commerciale del Green Washing, pratica commerciale che tinge di un’aurea buona tanti prodotti e servizi proposti sui mercati del nostro unico pianeta, è ben più pericoloso, subdolo e antico. L’anima del commercio, dicono, è la pubblicità, ma se i prodotti sono verdi, bio, dalle emissioni quasi aromatiche, con catalizzatori, vernici all’acqua di rosa, senza residuo fisso, magari pure senza lo stesso prodotto che vorremmo accaparrarci, allora sì, tutti felici e contenti di acquistare a prezzo maggiorato e ingiustificato da qualsiasi economia di scala. Ecco, vedete, ci siamo passati tutti per le autovetture ecologiche che, per i governi di tutta Europa, ogni anno diventavano obsolete. Da Euro 0 siamo arrivati a Marte 8! (Si ride per non piangere, s’è capito, vero?) Dov’è finito il rispetto per l’ambiente che avevamo acquistato a prezzo ovviamente maggiorato? Ma si dai, era un’altra epoca, abbiamo sbagliato. E ora? Beh, ora tutti addosso al petrolio, all’energia elettrica. Venghino signori, venghino! Via con le rinnovabili che sono verdi (qualcuno provi ad immaginare un banditore che grida nella pubblica piassa, magari con un bel accentino locale che fa sempre buon brodo…), che ricordano sante praterie, campi di grano e immacolati paesaggi, fino a quando non passiamo con l’auto per strade e autostrade e vediamo distese di girandole meccaniche o, anche peggio, tavolozze di pannelli fotovoltaici a perdita d’occhio. Ma come Signori (quello del venghino di prima), siete ancora tutti lì con il contatore della corrente elettrica? Ma mettiamo su qualche bel metrino quadro di fotovoltaico, tanto ne riparliamo tra 20 anni, come per quel buontempone dell’Eternit. Tra 20 anni, se vi va bene Signori (ancora quello del venghino), ce la vedremo con l’arsenico e gli altri elementi minerali di cui sono composti quei bei pannelloni grigio topo (alla faccia del green). Cari amici lettori, s’è capito che tra una battuta e l’altra ve ne potrei raccontare a palatoni, come dice un simpaticissimo comico siciliano, ma confesso che oramai non c’è che da arrendersi, tanto oggi siamo all’apice del Green Washing, siamo arrivati al capolinea. È arrivata la sedicenne simpatica, dalle trecce candide, che naviga a vela nell’Atlantico con il “Principe” che poi, quotidianamente, viaggia con auto che bevono come un’idrovora. Dicono che stia spingendo i governi del mondo a fare qualcosa. Magari riesce dove tanti studiosi plurilaureati non sono mai giunti prima (Star Trek, per chi ama la fantascienza). Io concordo. Sicuramente verranno spinte le vendite delle nuovissime auto elettriche, quelle le cui batterie saranno, come il fotovoltaico, un gravissimo problema ambientale tra una ventina d’anni. Sicuramente spingerà la vendita di combustibili green, all’olio di qualcosa, che, per come la ricordano i contadini di mezzo mondo, stanno inaridendo le terre che prima sfamavano popoli. Sicuramente farà diventare virale qualche bella soluzione vegana contro le puzzette metanose delle mucche americane. Sicuramente continuerà a creare un bel futuro per mamma e papà, genitori attenti tanto da non avere alcun interesse privato economico nelle battaglie “green” (è una battuta anche questa, s’è capita?). Ma suvvia, non diventiamo aridi, diffidenti e cinici, in fondo chissà quali altre Company si “sfregano” le mani per queste simpatiche e colorate proteste che, appena girato l’angolo, si trasformano in telefonini all’ultimo grido, SUV per arrivare a scuola, vestiti usa e getta, cosmetici inutili di ogni tipo, scarpe plasticose con il baffetto grafico, etc., etc. e ancora etc. Ma, come se non bastasse, abbandoniamoci alle più sfrenate fantasie. A Greta dovrebbero dare il nobel per la pace. Ma cosa ce ne frega dei preti di strada della Terra dei Fuochi; ma per carità lasciamo perdere questi assurdi esseri umani che curano gli ultimi; e poi basta, per favore lasciamo perdere quei noiosi tipi che fanno davvero del bene, magari in zone di guerra. È più bello, per il marketing del commercio mondiale, mitizzare una simpatica ragazzina di 16 anni. Diamole pure il Nobel e accendiamo definitivamente la vittoria del più odioso dei fenomeni speculativi degli ultimi 50 anni: il Green Washing! Avete vinto voi, amici di Greta, avete vinto voi amici del tutto green. Gli altri, che fanno i fatti, che vanno a pulire parchi, spiagge, mari, che magari si limitano a spegnere la luce quando non serve e a serrare le maledette fontane gocciolanti, quelli non servono a nulla. Compriamo auto elettriche e pannelli fotovoltaici. Ci vedremo tra 20 anni per riparlare di arsenico, batterie e smaltimento di tutte le nefandezze commerciali che ci stanno vendendo come soluzioni ecologiche e che si impenneranno per la moda, senza secondi fini, di chi sta dietro ad una sedicenne che, come per miracolo, è diventata una star. Che Dio salvi la Regina! Almeno lei, la cappellaia magica, resiste bene!