Briganti o patrioti. Simbolo di una rivoluzione Proletaria
(Antonio Bonacci) – Le cause principali del brigantaggio post-unitario furono la precari situazione economica, l’aumento delle tasse e dei prezzi di beni di prima necessità soprattutto la circoscrizione obbligatoria che toglieva dalla campagna braccia da lavoro. Il brigantaggio, secondo alcuni storici fu la prima guerra civile dell’Italia contemporanea e fu soffocato con mezzi sanguinari e violenti. Molti prigionieri furono richiusi nella fortezza di finestrelle e i corpi furono sciolti nella calce viva. Un famoso brigante dell’epoca fu Carmine Donatiello Crocco che riuscì a radunare sotto il suo comando circa duemila uomini, e fu affiancato da luogotenenti come Ninco Nanco e Giuseppe Caruso e assieme Cosimo Giordano attaccarono le truppe governative infliggendo loro una sonora sconfitta. Come risposta furono distrutti dal generale Cialdini i paesi di Pontelandolfo e di Casalduni . Anche le donne parteciparono attivamente alle rivolte postunitarie, come le brigantesse Filomena Pennacchio, Michelina De Cesare , Maria Maddalena De Lellis, Maria Oliviero. I due meridionalisti Francesco Saverio Nitti e Giustino Fortunato ritenevano che il brigantaggio fosse un fenomeno complesso, inteso come reazione alla fame e alle ingiustizie sociali, causate dalla piemontesizzazione dei Savoia. In tal senso il brigante si può considerare un paladino del popolo, quasi un simbolo della rivoluzione proletaria. (Tratto dal mio libro: “Così parlò un uomo del sud”. Il testo può essere acquistato online nelle librerie Feltrinelli o su Amazon.)