“Guerre” di religione: Statue della Madre Terra Amazzonica gettate nel Tevere
È di qualche notte fa la notizia del furto di alcuni intagli di legno raffiguranti la Pachamama. Il reato è avvenuto nella Chiesa di Santa Maria in Traspontina dove era in corso l’evento di “Amazzonia, casa comune” , in seguito le Madri sono state gettate nel Tevere.
Il prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini, ha commentato così la vicenda: “Abbiamo già ripetuto più volte in questa sede – ha dichiarato Ruffini – che quelle statue rappresentavano la vita, la fertilità, la madre terra. E’ un gesto, mi sembra, che contraddica lo spirito di dialogo che dovrebbe sempre animare tutti. Non so cos’altro dire se non che è stato un furto, e che forse si commenta anche da solo”. Meno condivisibile l’affermazione: “Rubare qualcosa da un luogo e buttarlo è una bravata”. Inoltre è strano vedere come cambiano le cose quando la stessa situazione si ripete con oggetti diversi, infatti, gli autori del gesto nel web sono sostenuti e definiti dei “giustizieri” che hanno estirpato elementi del paganesimo dalla Chiesa. Eppure non furono definite “bravate” situazioni simili accadute con statue cristiane, in quel caso si parlava di “attacchi alle immagini sacre”, di vandali, di denuncia. Bisognerebbe essere più responsabili di ciò che si lascia intendere attraverso i commenti sull’episodio delle statue indigene esposte in occasione del Sinodo per l’Amazzonia, che sarebbe dovuto essere incentrato sull’ascolto. L’azione è stata filmata e pubblicata su YouTube, e sarebbe abbastanza facile risalire all’autore, anche se ancora non si è sentito parlare di una volontà di denuncia. Se il Vaticano condanna il gesto, provvederà sicuramente contro gli integralisti che hanno compiuto l’atto. È vero che il gesto si commenta da solo, ma non è minimizzandolo che si trova la soluzione agli attacchi ad altre culture. Ora ci si potrebbe chiedere cosa direbbero quei cristiani che sostengono il potere culturale del simbolo del crocifisso. Il termine cultura deriva dal verbo latino colere, “coltivare”, termine esteso a quei comportamenti che imponevano una “cura verso gli dei”, da cui il termine “culto”. Bisogna avere rispetto e cura verso gli dei che hanno permesso l’esistenza delle iconografie cristiane, attraverso il fenomeno del sincretismo religioso, sconosciuto a chi evidentemente non conosce nemmeno la propria religione.