Diego Velazquez e il rapporto tra realtà e rappresentazione
Il più grande pittore spagnolo del Seicento è senza alcun dubbio l’andauso Diego Velazquez: con esordi di matrice caravaggesca, l’artista si applica in particolare alle scene di vita quotidiana, ai ritratti privi di idealizzazioni e ai temi religiosi. Recatosi nel 1629-31 e nel 1649-51 in Italia, egli approfondisce fortemente lo studio dei pittori romani, emiliani e veneti, arricchendo il suo stile; raggiungendo una grandiosa libertà esecutiva e mirabili invenzioni cromatiche, diventando il pittore ufficiale della corte spagnola, modificandone radicalmente il gusto artistico e aprendola alle novità della grande pittura europea del periodo.
Capolavoro indiscusso di virtuosismo tecnico-prospettico e testimonianza della lucidità intellettuale dell’artista; il quadro “ Las Meninas” fu realizzato nel 1656 e commissionato direttamente dal re di Spagna Filippo IV ed è attualmente conservato al Museo del Prado a Madrid.
Il quadro è una sorta di “rappresentazione della raffigurazione pittorica”: in una vasta sala immersa nella penombra, un pittore (un autoritratto dello stesso artista) dipinge una enorme tela di cui noi osserviamo il retro e guarda lo spettatore. Al centro c’è la principessa Margherita affiancata da due giovani damigelle (las meninas). A destra ci sono Mari-Barbola, la nana di corte, e il Nano Nicolasito intento a stuzzicare un grosso mastino. Dietro, una coppia conversa, mentre sullo sfondo, dinanzi una porta aperta c’è il maresciallo Don Josè Nieto Velazquez fermo sulle scale. Sulla parete di fondo uno specchio brilla nel buio, riflettendo l’immagine di re Filippo e della regina Marianna d’Austria. Tutti i personaggi guardano fuori dal quadro. Nella lettura illusionistica del quadro è come se noi ci identificassimo con Filippo IV e la moglie che posano per il pittore e guardano la scena riflettendo la loro figura nello specchio. L’artista ha eliminato la sensazione di separatezza: è come se noi entrassimo nella scena, come se noi fossimo i due regnanti ritratti e tutti i personaggi ci osservino. Si tratta di un espediente illusionistico molto intrigante, avvalorato dal fatto che la faccia della tela su cui il pittore sta lavorando ci è invisibile, impedendoci di verificare se effettivamente il pittore sta dipingendo il ritratto dei due sovrani ( la cui posizione coincide con quella dello spettatore) oppure, così come è sostenuto da alcuni critici, il quadro stesso che osserviamo, ovvero Las Meninas.
Insomma, così come sostiene il critico J.A. Maravall; Velazquez trasforma il mondo in qualcosa di strettamente legato alla sensibilità di chi lo osserva: non dipinge sostanze, ma rapporti.