Quelle cave viste dall’alto
Ho visto poco alla volta rosicchiarsele le alture dei Trebulani, ho visto il paesaggio alterarsi come in uno slow movie che faceva sparire col bianchetto le pendici delle nostre colline preappenniniche. Ancora oggi le oltre 300 cave della provincia di Caserta, quasi tutte illegali, sono macchie bianche in uno scenario altrimenti incantevole, una ferita al cuore che non rimargina l’oltraggio compiuto in spregio alla decenza e all’art.9 della Costituzione che parla di tutela del paesaggio della Nazione.
La questione è che in Italia, e più particolarmente al Sud, estrarre costa molto meno che riciclare, difatti non riusciamo a riutilizzare che il 10% dei rifiuti inerti provenienti da edifici abbattuti e dallo scavo di gallerie. In altri Paesi come Olanda, Belgio e Germania i calcinacci non vanno quasi mai in discarica e vengono quasi del tutto recuperati e reimpiegati nel ciclo dell’edilizia.
I Trebulani, al centro di una provincia, coacervo di luoghi diversissimi dal Matese all’Agro Aversano, dal Litorale Domitio all’Agro Caleno, non meritavano l’insulto. Per la loro conformazione e per la loro posizione discreta sono stati scelti ed hanno ospitato nei secoli tante piccole comunità monacali sparpagliate, dove più impervio è il sentiero e dove, ancora oggi, è possibile ripercorrerne i cammini e visitarne i luoghi di meditazione. Tra i tanti è l’itinerario che è possibile percorrere alla scoperta degli Eremi del Monte Maggiore la cui rivalorizzazione ha impegnato in questi ultimi anni l’ingegno e la dedizione di diverse meritorie associazioni che organizzano periodicamente delle attività di trekking capaci di riassumere, in un sol colpo, il senso sportivo, spirituale, culturale e naturalistico dell’escursionismo. Dal borgo di Croce (da qualche anno disabitato) nel comune di Rocchetta e Croce, si può salire per un antichissimo sentiero che attraversa una vegetazione di querce e frassini fino a una rupe a 857 m s.l.m. dov’è l’Eremo di San Salvatore, monastero-fortezza benedettino sospeso per tre lati sul vuoto e risalente all’anno Mille. Una meta per i pellegrinaggi e per la devozione della comunità dei paesi del Monte Maggiore che è stato il ritiro per alcuni anni di San Tommaso d’Aquino. Proseguendo ancora si ripercorre la medesima camminata meditativa che facevano quotidianamente i monaci del medioevo per raggiungere l’Eremo di Fradejanne, una piccola cappella del 1300 dedicata alla Madonna che Frate Giovanni (Fradejanne) fece costruire per permettere ai carbonai della montagna di partecipare alla messa domenicale.
Luoghi di meditazione adatti a una profonda indagine introspettiva ed antropologica per un nuovo turismo che dall’alto aiuta a comprendere quanto profonda è la profanazione delle cave giù in basso.
Foto tratta dalla pagina facebook di paesaggi casertani di Emanuele Repola