Comitato provinciale di Caserta dell’Istituto per la storia del risorgimento italiano – Notiziario interno – 27 novembre 2019

Presentazione del libro Eleonora Pimentel Fonseca di Antonella Orefice
Presentazione del libro di Nicola Santacroce “Le elezioni del parlamento nazionale del 1820 in Terra di Lavoro e Decio Coletti”
Pieno successo ha avuto il 14 novembre 2019 l’iniziativa di presentazione del libro di Nicola Santacroce “Le elezioni del Parlamento Nazionale del 1820 in Terra di Lavoro e Decio Coletti” presso la suggestiva sala risorgimentale del Museo Civico di Santa Maria Capua Vetere, organizzata in collaborazione costruttiva e cordiale tra il Comitato di Caserta dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano e l’Associazione Storica del Caiatino di Caiazzo, anche editrice del prezioso libro.
Dopo il doveroso ascolto dell’Inno Nazionale di Mameli-Novaro, hanno introdotto il presidente del Comitato Nicola Terracciano, che ha ringraziato anzitutto il sensibile Comune di Santa Maria Capua Vetere nella persona del suo sindaco avv.Antonio Mirra per la ospitalità, la fiducia, il patrocinio, e la presidente dell’Associazione, ins.Ilaria Cervo, che ha presentato l’attività animatrice di essa per studi su tutte le epoche della storia del Caiatino, con libri e l’Archivio Storico da essa editi, con iniziative civili di presentazioni e discussioni a Caiazzo e nei paesi dell’area ad esso storicamente collegati. Ha fatto una essenziale presentazione della personalità storiografica di Nicola Santacroce ed ha espresso l’auspicio di nuove iniziative di collaborazione.
Ha portato i saluti a nome del Sindaco il suo valido, operoso, prezioso collaboratore culturale Enzo Oliviero, che cura le varie iniziative e le tre strutture presenti nel complesso comunale di Via Angiulli: il Museo, l’Archivio Storico Comunale, il Museo Civico e del Risorgimento, che sono un fiore all’occhiello della cittadina dalla nobile storia antica e moderna. Ha auspicato la collaborazione tra i diversi soggetti culturali della Provincia su un progetto di promozione della lettura, trattandosi di un problema centrale, che riguarda tutto il paese, che legge poco, con classifiche demoralizzanti per la provincia di Caserta.
Ha introdotto da par suo con una relazione serrata, argomentata il prof. Olindo Isernia, uno dei maggiori storici di Terra di Lavoro viventi, che da più di trenta anni porta avanti ricerche di storia economico-sociale, ma anche di storia etico-politica della nostra cara Terra, che non si puó appiattire solo a terra di criminalità o di disastri ambientali.
Ha ricostruito lo svolgimento, l’articolazione della memorabile rivoluzione napoletana del 1820-1821 (di cui ricorre l’anno prossimo il bicentenario), che ebbe la singolarità di un moto spontaneo ed autonomo del Mezzogiorno, partecipato in modo ampio, giacchè vide la partecipazione di tutti i ceti sociali, interessati ad un mutamento in senso liberale e costituzionale del regime borbonico assolutista e clericale, pur non rinunziando al mantenimento dell’istituto monarchico.
Proprietari terrieri e militari (che furono gli iniziatori del moto a Nola), ecclesiastici e commercianti, artigiani e contadini furono quasi tutti aderenti alle vendite o associazioni locali della Carboneria meridionale, il braccio storico della rivoluzione del 1820 con il suo programma “Dio e Costituzione”.
Esso vide una singolare esperienza di partecipazione democratica per la elezione dei membri del Parlamento e delle deputazioni provinciali.
Le cause storiche della caduta di quella singolare vicenda storica furono diverse.
Anzitutto vi fu l’ostilità profonda del sovrano Ferdinando I, che dovette concedere la Costituzione e giuró solennemente di rispettarla, ma che fu poi spergiuro e traditore, quando fu chiamato a Lubiana dai Governi della Santa Alleanza, invocando la repressione contro il suo stesso popolo, che avvenne con la discesa delle truppe austriache, che occuparono militarmente il Regno delle Due Sicilie per diversi anni.
In secondo luogo la classe di governo fu troppo moderata nelle sue iniziative politico-sociali per coinvolgere, legare in modo profondo i vari ceti sociali all’avvenuta rivoluzione.
In terzo luogo non si riuscì a costituire un esercito nazionale capace di difendere il nuovo stato di cose e di contrapporsi all’esercito austriaco, pur tentando in Abruzzo una difesa, che non ebbe successo al comando del generale rivoluzionario Guglielmo Pepe.
Ma il limite più profondo della rivoluzione napoletana del 1820-21, secondo Isernia, fu la egemone prospettiva solo regionalista del moto napoletano, che non seppe guardare oltre Napoli, collegarsi con altre parti della penisola, dal vicino Stato pontificio al più lontano Stato di Sardegna, dove pur si ebbero conati o timidi tentativi di rivolta.
Era il limite storico-politico della Carboneria.
Come tutti gli esperimenti storici che non hanno un successo, esso conteneva peró un insegnamento ed un messaggio: la questione secolare del rinnovamento e della modernizzazione della penisola non poteva sciogliersi che con una prospettiva “nazionale” e “unitaria”, liberale e democratica, la sola capace poi di competere anche militarmente con la prepotente presenza austriaca in Italia.
Quella prospettiva nuova ebbe la sua fondamentale elaborazione e proposizione con la memorabile “Giovine Italia” di Mazzini, critico dei limiti della Carboneria, alla quale aveva inizialmente aderito.
Sul povero Mezzogiorno, che aveva popolarmente aderito al moto, scese la notte nera dell’occupazione militare austriaca, del ritorno di una monarchia assolutista e clericale, poliziesca e sanguinaria, assassina, con condanne a morte (tra le prime quella dei militari iniziatori del moto, gli ufficiali Martiri del Risorgimento Michele Morelli, calabrese, e Giuseppe Silvati, napoletano), carceri ed esili, che scavarono man mano la tomba storica all’assassina dinastia borbonica già con le mani sporche di sangue dei Martiri della Repubblica Napoletana del 1799, poi della repressione successiva al loro secondo rientro nel 1815, ora anche spergiura nel 1820-1821.
La successiva vicenda dal 1821 al 1860 con un regime assolutista, poliziesco, clericale, con la eccezione della breve esperienza rivoluzionaria e costituzionale del 1848, con nuovo spergiuro e nuovi eccidi e repressioni, non fece che confermare il giudizio inesorabile della storia, che procede lentamente ed emette alla fine le sue sentenze irrevocabili: la condanna alla fine storica definitiva della dinastia borbonica nel 1860.
Alla relazione vivamente applaudita è seguito l’intervento atteso dell’autore del libro, Nicola Santacroce, particolarmente emozionato per la presentazione del prof. Isernia da lui profondamente stimato ed ammirato e per lo scelto uditorio, raccontando le origini del libro, nato dall’interesse verso il mondo liberale caiatino, in particolare la importante famiglia Covelli, col suo esponente di rilievo meridionale e nazionale, Nicola (1790-1829), insigne scienziato e docente universitario, anche patriota liberale. Vicino a Covelli si pone la singolare figura di Decio Coletti della frazione di Cisterna di Castel di Sasso, che, da umili origini contadine, seppe levarsi a livelli alti, affermandosi nella Napoli di fine Settecento come noto giurista con partecipazione di primo piano poi alla Repubblica Napoletana del 1799 e successivo esilio. Il ritorno ed il nuovo ruolo specialmente nel decennio francese (1806-1815) lo videro giudice in Puglia con riconoscimenti che si ebbero anche dopo il ritorno dei Borboni nel 1815.
La sua fama era tale che nel moto del 1820 egli fu eletto a Caserta deputato al Parlamento all’unanimità, senza essere nemmeno tra i presenti alla elezione e tra gli eleggibili, a dimostrazione della sua fama antica e pubblicamente riconosciuta di un Padre della Patria.
Santacroce ha descritto analiticamente il suo percorso di ricerca: dai precedenti insufficienti studi di Faraone e Pendolino alle consultazione di documenti anche inediti alla sezione napoletana della Biblioteca Nazionale di Napoli e all’Archivio di Stato di Caserta. Sono emersi la passione, la serietà, la tenacia del ricercatore storico teso a illuminare sempre più una singolare, alta, degna, nobile figura del Caiatino, che l’ha onorato e che Castel di Sasso ha pubblicamente richiamato con un monumento dello scultore Luca Pannone posto davanti alla sede del Municipio. Esso va integrato con una lapide nella frazione di Cisterna o sulla casa natale o nella Chiesa di San Pietro, dove è sepolto attualmente, ma senza il doveroso richiamo, iniziativa civile che la pubblicazione del libro e la manifestazione di Santa Maria Capua Vetere intendono promuovere.
Si è trattato di una bella, partecipata manifestazione di nobile ed alta memoria, alimento di vita personale e civile.

GRANDE SUCCESSO DEL CONVEGNO SU CARMINE CIMMINO AL CIRCOLO NAZIONALE DI CASERTA
Pur con la pioggia continua, che ha impedito a diversi di essere presenti, la manifestazione di ricordo per Carmine Cimmino a Caserta di ieri pomeriggio 19 novembre 2019 nel centrale e funzionale Circolo Nazionale ha avuto un successo pieno con gente in piedi e presente fino alla fine.
La manifestazione è stata impeccabilmente organizzata specialmente per l’impegno di Pasquale Iorio, di Piazze del Sapere, e della sensibile e vibrante moglie di Cimmino, custode ed erede della sua memoria, prof.ssa Virginia Rosano.
L’incontro di memoria e di riflessione ha destato un sincero e profondo interesse nello scelto pubblico presente, espressione della Caserta civile e colta (ricordo ad esempio la Direttrice del Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università della Campania ”L.Vanvitelli” prof.ssa Maria Luisa Chirico).
All’inizio della manifestazione vi è stato il saluto del cortese presidente del Circolo Gianfranco Foglia.
Particolarmente toccante è stata l’introduzione con la visione di un video prezioso, che si riferiva alla presentazione di uno dei volumi più impegnativi della vasta e varia attività storiografica ed organizzativa di Carmine Cimmino, contenente gli atti del Convegno di Arpino sull’industria laniera nella Valle del Liri (fino al 1927 facente parte di Terra di Lavoro, ora in provincia di Frosinone), presentato in una trasmissione video curata dall’indimenticabile animatore culturale e civile di Caserta e provincia prof. Tommaso Pisanti con la presenza in dialogo di Carmine Cimmino.
Un applauso commosso e sincero si è levato dalla sala all’apparizione delle due nobili e grandi figure della storia culturale e civile di Caserta e di Terra di Lavoro di fine Novecento, entrambi scomparsi e sui quali in modo ingiusto ed inaccettabile è calato man mano negli anni come una cortina di silenzio e di rimozione.
Efficacemente coordinato dall’infaticabile e operoso amico Pasquale Iorio, l’incontro ha poi visto gli interventi dei relatori previsti.
Il dott. Angelo Crescente, sindaco del Comune di Capodrise, cittadina natale di Cimmino, ha portato i doverosi saluti, esprimendo la piena disponibilità a mantenerne la memoria, anche alla luce del dono fatto al Comune dall’erede prof.ssa Rosano dell’intera preziosa Biblioteca di Cimmino, mentre l’Archivio è stato donato alla Biblioteca di Santa Maria Capua Vetere.
Il prof.Olindo Isernia, noto storico di Terra di Lavoro, collaboratore stretto e operoso di Cimmino, ne ha delineato l’opera storiografica dai primi studi di storia dei movimenti politici a quelli più egemoni di storia economico/sociale, condotti sempre con metodo ed esiti scientifici in un costante e metodico rapporto con il mondo archivistico e con quello universitario napoletano.
Il prof. Nicola Terracciano, anche lui stretto collaboratore di Cimmino, ha portato il saluto doveroso dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano sito al Vittoriano a nome sia della sede centrale di Roma che del Comitato Provinciale di Caserta, con sede a Santa Maria Capua Vetere, essendo stato Carmine Cimmino colui che ha fondato per primo il Comitato di Caserta, animandolo in modo indimenticabile e generoso, come ha sapientemente ricostruito il prof.Isernia in una specifica relazione nel primo convegno di memoria su Cimmino tenutosi dopo la sua morte nella cittadina natale di Capodrise.
Terracciano ha evidenziato i tre aspetti della personalità di Cimmino, quello di storico scientifico, quello di animatore civile e del mondo della scuola, quello politico, essendo stato militante socialista e anche consigliere ed assessore comunale nella cittadina natale. Ha evidenziato come accanto all’egemone momento di storia economico-sociale, mai è venuto meno in Carmine Cimmino quello verso la storia etico-politica, nella consapevolezza che le dimensioni ideali, utopiche, progettuali sono forze storiche possenti e veramente determinanti dei processi storici, come è sperimentalmente verificabile nel grandioso processo del Risorgimento, che ha portato alle epocali Unità politica e alla Libertà della Patria. Di questo processo risorgimentale Terra di Lavoro con tutte le sue cittadine a partire da Santa Maria Capua Vetere è stata parte storica non secondaria, ed anche Caserta dalla fine del Settecento alla fine della Prima Guerra Mondiale ha dato un contributo prezioso di italianità sempre più da riprendere e da valorizzare.
Il prof. Felicio Corvese, altra figura nota e caratteristica della ricerca storica di Terra di Lavoro, nonchè infaticabile animatore di iniziative culturali e civili con il suo Centro di Studi Daniele e con l’articolazione provinciale dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza ha ricostruito altri aspetti della poliedrica attività storiografica di Cimmino, che dal Settecento si è inoltrata al pieno Novecento, toccando anche il periodo drammatico della fine del fascismo, dell’occupazione nazifascista e delle stragi che sul territorio di Terra di Lavoro si sono tragicamente consumate (come quelle di Bellona e di Caiazzo).
Ha preso la parola la giovane archivista dott.ssa Roberta Oliviero, che sta riordinando l’archivio di Cimmino e che ha saputo attrarre l’uditorio con il racconto analitico e sapiente del rapporto da poco iniziato con quel mondo di appunti, di bozze, di opere quasi già pronte per essere pubblicate, facendo intuire la fatica e la dedizione che esse rivelano.
Ha preso infine la parola il prof. Silvio de Majo, docente di storia contemporanea all’Università Federico II di Napoli, che ha raccontato l’incontro all’Archivio di Stato di Caserta con Carmine Cimmino, ritrovandosi entrambi a studiare lo stesso argomento sul mondo industriale della Valle del Liri, e come nacque un’amicizia duratura sincera e collaborativa in nome della ricerca storica più rigorosa ed approfondita. Ha messo in luce la generosità, lo spirito collaborativo ed operativo di Cimmino, che sempre lo ha attratto ed è motivo di gratitudine e di stima.
Non poteva mancare a conclusione del prezioso, doveroso, civile incontro l’intervento della prof.ssa Virginia Rosano, non solo di gratitudine verso i presenti, i relatori, gli organizzatori, ma di essenziale memoria dell’indimenticabile compagno di vita, con i suoi doni di umanitá e di cultura che l’hanno arricchita, destando in lei non solo i sentimenti del rimpianto, ma anche quelli della gratitudine e del dovere di mai farlo dimenticare a livello della cittadina natale e del mondo della ricerca e della cultura di Terra di Lavoro.
Con questo commosso intervento si è conclusa la bella serata di commemorazione e di cultura nel cuore della nobile Caserta italiana, capoluogo della nobile provincia di Terra di Lavoro, che non merita di stare agli ultimi posti in Italia per la vita culturale e civile.
Essa deve rialzarsi con lo sforzo cooperante di tutte le persone e le istituzioni di vera cultura e di buona volontà, senza negativi individualismi, senza accasciarsi in pessimismi o in inaccettabili nostalgie neoborboniche, di un regime tirannico, assolutista, clericale, poliziesco, costantemente sanguinario ed assassino, nemico della cultura e dei ceti più illuminati, che aggraverebbero di più la situazione.
Occorre riprendere e onorare in modo costante e rigoroso le memorie nobili ed alte di cui è ricchissima la storia di Terra di Lavoro, dai suoi esponenti del Settecento riformatore, della Repubblica Napoletana del 1799, a tutto il periodo risorgimentale dell’Unità e della Libertà della Patria, dell’antifascismo e dell’antitotalitarismo, della Resistenza, del periodo repubblicano, nell’orizonte anche della miracolosa e salvifica unità europea.
Un paese, una provincia, un popolo senza memorie alte e nobili costantemente rinnovate ed onorate, con iniziative e intestazioni di strade, non ha futuro.

VISITA SCOLASTICA NELLA MATTINATA DEL 19 NOVEMBRE 2019 ALLA “MOSTRA POERIO” AL MUSEO CIVICO E DEL RISORGIMENTO DI SANTA MARIA CAPUA VETERE

SI è svolta con grande soddisfazione degli studenti e dei docenti accompagnatori la visita del Liceo Classico e Scientifico Cartesio di Villaricca (Napoli) alla Mostra “Poerio. Storia e Poesia” al Museo Civico e del Risorgimento di Santa Maria Capua Vetere, su iniziativa e guidati dalla operosa socia, membro del direttivo del Comitato, prof.ssa Rossana Palmiero, con la piena disponibilità della curatrice prof.ssa Anna Poerio Riverso e del collaboratore culturale del sindaco di Santa Maria Capua Vetere e responsabile del Museo Enzo Oliviero, che hanno fatto da guide.

ALTRE DUE INIZIATIVE SONO STATE PROGRAMMATE, SU IMPULSO E ORGANIZZAZIONE DELLA SOCIA PROF.SSA ANNA POERIO RIVERSO, ALLE QUALI IL COMITATO PERSUASO E FERVIDO PATROCINIO.
Si prega di essere presenti: la partecipazione e l’unione sono la forza del Comitato.
Il Presidente del Comitato di Caserta Prof. Nicola Terracciano

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