Cattelan: la geniale arte del nulla che vince con la comunicazione

«Una banana per domarli…una banana per trovarli…una banana per ghermirli e nel buio incatenarli…». Mentre in rete impazzano i meme per l’ennesima opera provocatoria di quel “mattacchione” di Maurizio Cattelan, artista padovano classe ’60, a me viene più in mente la funerea poesia di Tolkien ben conosciuta grazie alla versione cinematografica de “Il Signore degli Anelli”. Un poema che a me, forse dovrei dire purtroppo, da una parte ricorda la genialità di un artista in grado di provocare con opere evanescenti, a prima vista assurde o “inutili”, dall’altra accende un senso di smarrimento nel comprendere come il vero senso dietro i fenomeni artistici moderni, lontanissimi dalla “bellezza sic et simpliciter”, è sostanzialmente spiegabile con il termine “comunicazione”. Si, avete ben inteso, la vera arte dietro una parte dell’arte moderna non è più la sostanza ma, piuttosto, il continuo brusio dei commenti, dei pochi apprezzamenti e delle tante critiche. Il fenomeno banana con nastro adesivo, che oggi ci riempie le bacheche dei social con le irriverenti imitazioni fatte a colpi di sfogliatella, gatto, riviste e perfino rari biglietti della metro timbrati, non vale quei stratosferici 120.000€ per l’opera in sé, ma li vale tutti perché ha immediatamente smosso una incredibile macchina del marketing, della comunicazione e della irriverenza umana che non ha paragoni. Per quanto appaia assurdo, il senso più profondo dell’opera non è l’opera stessa ma il suo vuoto, un buco nero che riempiamo con i nostri problemi machiavellicamente presentati come satira, battuta sottile, simpatico sfottò, ma che scende ancor più profondità quando ci si rende conto che la società moderna è talmente futile da “perdere tempo” per una banana attaccata al muro. Ancor più assurdamente, però, è proprio quel nulla che diventa arte, che crea la magia del messaggio artistico. Che poi la vera arte sia quella della comunicazione, della spinta mediatica a far parlare di sé, poco importa. L’arte è appunto questo. Far riflettere, proporre, discutere. L’unica vera critica che muovo a questa modernità delle espressioni umane è che, chiaramente, l’arte si è arresa al consumismo, al marketing, all’inciucio. Non è più profuso l’oneroso impegno artistico che ci ha regalato geniali sculture come il Cristo velato o le Tre grazie di Canova, o la minuziosa, maniacale e incredibile morbidezza dei tratti pittorici di un Botero, come pure lo schiaffo tenebroso di un Caravaggio. No, non è più dovuta la genialità professionale dell’artista, quella maniacale passione che a molti ha addirittura strappato la vita. Oggi basta avere un buon Social Media Manager, una schiera di giornalisti/critici d’arte, magari preventivamente pagati, ed una ben studiata campagna mediatica. Ecco dinanzi a noi quella parte dell’arte moderna che, nella sua genialità, ci parla però del vero vuoto della nostra società: i valori dell’impegno e del lavoro.
Nel frattempo, buona banana a tutti. Meditate gente, meditate….

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